Confartigianato, diminuiscono i ricavi delle imprese pugliesi

Il resoconto della seconda indagine attraverso studi di settore

domenica 20 luglio 2014 19.17
Diminuiscono i ricavi delle imprese pugliesi: in particolare, le società di capitali registrano una flessione del 6,8 per cento, le società di persone del 4,3 per cento, le persone fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi) del 12,3 per cento. E' quanto emerge dalla seconda indagine sulle aziende soggette agli studi di settore, condotta dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati del Dipartimento delle Finanze.

I contribuenti soggetti agli studi (dichiarazioni del 2013, riferite all'anno d'imposta 2012), sono stati 213.682 (l'anno precedente erano 196.016). Il dato medio sugli incassi scende dell'11,2 per cento. A livello provinciale, la flessione più marcata si registra nella provincia di Brindisi, seguono Lecce,Taranto, Bari, Foggia e Bat con il -7,3 per cento, da 207mila a 192mila. La performance peggiore nella provincia di Brindisi, seguono Foggia,Bari, Lecce, Taranto e Bat con il -4,3. Riguardo alle società di persone, i ricavi medi diminuiscono di 11mila euro (da 254mila a 243mila). Nella provincia di Taranto si passa da 217mila a 205mila, con un tasso negativo del 5,3. Segni negativi anche per Bari (-5 per cento), Lecce (-4,8), Foggia (-3,7), Bat (-3,2) e Brindisi (-1,6). In merito alle persone fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi), i compensi medi scendono di 12mila euro (da 101mila a 89mila). La provincia di Lecce perde il 13,8 per cento, seguono Taranto (-12,5), Bari (-12,2), Brindisi (-12,1), Foggia (-11,7) e Bat (-9,3).

«I dati elaborati dal nostro Centro studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – confermano il generalizzato crollo dei ricavi per le aziende pugliesi, trasversale rispetto alla forma d'impresa e con punte davvero allarmanti per ciò che concerne le persone fisiche. La perdurante situazione di crisi sta mettendo a dura prova la capacità degli studi di settore di rappresentare in maniera corretta la realtà delle imprese, specie di quelle piccole e medie e di quelle artigiane, mai come oggi in continuo e vorticoso mutamento. Al di là di tali criticità, è amaro constatare quanto il tessuto produttivo locale sia ancora lontano dall'agognata ripresa, costretto com'è a fare i conti con una pressione fiscale asfissiante che falcidia i già risicati ricavi e che spesso non lascia altra scelta all'imprenditore se non quella della chiusura. Siamo pericolosamente vicini al punto di non ritorno – conclude Sgherza – Occorre intervenire con urgenza e su più fronti affinché le nostre imprese possano trattenere una maggior quota dei loro incassi, altrimenti invertire la tendenza potrebbe diventare impossibile».