Condannata in Appello la maestra di Andria accusata di violenza contro i suoi alunni

In primo grado la donna era stata assolta dal Giudice dell'udienza preliminare di Trani

mercoledì 18 maggio 2022 18.54
Una sentenza che fa discutere e che sta provocando prese di posizione in Andria, con veri e proprie fazioni, chi pro e chi contro. La decisione della Corte di Appello di Bari di condannare la docente 60enne della scuola primaria "Paolo Borsellino" di Andria, finita ai domiciliari nel maggio 2015 con l'accusa di maltrattamenti ai danni di alcuni allievi sta suscitando ancora clamore, a pochi giorni dalla lettura del dispositivo. Per le motivazione della sentenza bisognerà attendere i 90 giorni previsti dalla legge, per un provvedimento che molto probabilmente potrà essere impugnato innanzi alla Corte di Cassazione dal legale della donna, l'avvocato Carmine Di Paola.

Una decisione sotto certi aspetti clamorosa quella della seconda sezione penale della Corte d'Appello di Bari, che ha ribaltato l'esito del processo di primo grado, che si concluse con l'assoluzione per l'insegnante andriese, pronunciata dal Giudice per l'Udienza preliminare presso il Tribunale di Trani al termine del rito abbreviato. Il collegio giudicante barese ha così inflitto all'imputata due anni di reclusione, concedendole la sospensione condizionale della pena. Disposto inoltre il risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede nei confronti delle parti civili, rappresentate in giudizio dagli avvocati Maria Greco, Riccardina Falcetta e Francesco Tacchio.

Dalla denuncia dei genitori di un bambino, frequentante la classe di quella insegnante e che lamentavano maltrattamenti nei confronti dell'alunno, prese avvio l'indagine della Polizia di Stato, con l'installazione di telecamere, disposte dalla Procura tranese, che immortalarono episodi di percosse e frasi minacciose contro gli alunni, secondo l'accusa facenti parte di «comportamento violento e vessatorio» dell'insegnante andriese.

Ma la donna, respingendo davanti al Gup di Trani le accuse di maltrattamenti, riuscì a dimostrare che atteggiamenti e le frasi minacciose dovevano leggersi «nell'integrale contesto e non isolatamente». Se questo bastò al Giudice dell'Udienza Preliminare per mandare assolta la donna, il collegio giudicante di secondo grado non ha ritenuto condivisibile quella decisione, condannando così la donna.