"(R)Estate": concluso il progetto della Caritas diocesana di Andria
Coinvolti circa 50 giovani tra volontari dell'anno di volontariato sociale e del servizio civile
martedì 22 agosto 2023
10.13
Il giorno 11 agosto scorso si sono concluse le attività estive della Caritas diocesana che hanno coinvolto circa 50 giovani tra volontari dell'Anno di Volontariato Sociale e del Servizio Civile, oltre a una decina di adulti quali coordinatori e tutor. Come ogni anno si è soliti organizzare Campi di Lavoro: nella nostra stessa città, a Catania e a Sarajevo (BiH). Per ogni attività si sono prodotti o si stanno producendo brevi video – racconti a testimonianza delle realtà conosciute e delle persone incontrate. Intanto qui brevi accenni di restituzione condivisione delle esperienze.
Nel 2023 si torna parla ancora di povertà educativa, a causa della quale bambini e ragazzi non dispongono ancora delle stesse opportunità sia culturali sia economiche, dando vita ad un circolo vizioso tra una generazione e l'altra.
Ed è per tal ragione che la Caritas diocesana di Andria si è impegnata negli ultimi anni ad offrire a bambini e ragazzi un luogo dove abbattere le barriere economiche e sociali costruite nel tempo. Il progetto "(R)Estate Insieme" nasce dalla volontà di offrire nuove opportunità di continuare ad apprendere e a vivere in gruppo all'insegna del rispetto reciproco.
Tale esperienza della durata di due settimane per quattro turni differenti, coinvolge i bambini dalla quarta elementare alla terza media, e si articola in diversi momenti della giornata ognuno dei quali contribuisce all'arricchimento socio-educativo di ciascun bambino. I ragazzi sono invitati a mettersi in gioco attraverso attività laboratoriali, ludiche e formative, quali giochi all'aperto, giochi di squadra, pittura, giochi linguistici o attraverso attività di apprendimento, come ad esempio esercizi matematici, la danza e la musica o lettura e comprensione di un libro donato all'inizio del percorso che aveva come tema principale il sogno. Inoltre il progetto, volendo coinvolgere maggiormente i ragazzi, prevede due bellissime giornate: la prima in una fattoria didattica e la seconda in piscina. Al termine i ragazzi giungono a nuove consapevolezze, quali l'amicizia, il rispetto, la condivisione, il senso civico, il rispetto dell'ambiente.
Siamo partiti domenica 16 luglio immergendoci nella calda e fragile realtà catanese, affettuosamente guidati da Salvo, vice direttore della Caritas diocesana di Catania.
Diversi sono i servizi che offre la Caritas di Catania alle persone e comunità in difficoltà: servizio mensa, distribuzione colazione, centro di ascolto, orientamento al lavoro, servizio docce, servizio guardaroba, ecc…
Servizi diversi rispetto a quelli della nostra realtà diocesana, rappresentativi delle vulnerabilità con le quali siamo entrati sin dal primo momento a contatto attraverso il dialogo, la forma più semplice e immediata di aiuto.
Abbiamo ascoltato storie: racconti di vita che spesso immaginiamo e che leggiamo sui libri e giornali, che ci suscitano emozioni e sentimenti difficili da spiegare che viviamo con una certa distanza.
A Catania, invece, la distanza si è accorciata notevolmente: abbiamo avuto l'opportunità di leggere gli occhi delle persone quando abbiamo offerto loro un pasto o una bevanda fresca.
Abbiamo letto e percepito tutto il compiacimento e la gratitudine di Salvatore, che vive in tenda su una scogliera con venti cani, quando ci siamo mostrati interessati e propensi ad ascoltarlo raccontare con orgoglio come cura quotidianamente i suoi cani e come i suoi cani si prendono cura di lui, semplicemente restandogli accanto fedelmente.
Salvatore non è abituato a persone che gli rivolgono la parola o che gli tendono una mano cercando un contatto diretto; infatti, abbiamo anche colto tutta la sua sofferenza e frustrazione mentre parlava del rapporto con le persone che vivono nei pressi della scogliera. Si sente costantemente indesiderato e teme per l'incolumità dei suoi cani che, come dice Salvatore, sono più fedeli e più accoglienti degli uomini.
Può una terra ricca di contraddizioni generare incontri tra più culture e religioni attraverso un'attesa paziente e fiduciosa che prima o poi si potrà vivere in pace?
È questo che emerso tra le riflessioni di gruppo di alcuni giovani ragazzi della Caritas diocesana di Andria che hanno vissuto una significativa esperienza di campo di lavoro nella città di Sarajevo. La capitale della Bosnia ed Erzegovina, attraverso le facciate dei suoi edifici e l'asfalto delle sue strade, con le tipiche "rose", racconta la sofferenza subita di una guerra avvenuta solo trent'anni fa che i ragazzi hanno conosciuto attraverso l'esplorazione della città e l'ascolto di testimonianze di ex detenuti di guerra.
Sarajevo non è solo questo: a pochi km di distanza si trova Usivak, un campo di accoglienza temporaneo, simbolo di momentanea speranza, per i profughi che fuggono attraverso la rotta balcanica dal loro paese di provenienza, come Iraq, Iran, Afghanistan, Pakistan, ma anche Algeria, Marocco e Tunisia. Le cause della fuga sono varie: belliche, socio-culturali, economiche e climatiche. Gli ospiti (famiglie con minori) del "Social Corner", spazio gestito dalla Caritas della Bosnia Erzegovina e dalla Caritas Italiana, hanno raccontato che è un percorso a piedi doloroso e pericoloso, che tra di loro viene chiamato "The game" dove non tutti riescono a giungere a destinazione.
Il gruppo è tornato ad Andria con delle consapevolezze in più: vedere bambini e ragazzi ridere, giocare e parlare con grande speranza e fiducia nei confronti della vita, nonostante tutto, è stata una grande lezione. Il dialogo anche se presenta diverse lingue, è la giusta chiave per generare incontri.
Nel 2023 si torna parla ancora di povertà educativa, a causa della quale bambini e ragazzi non dispongono ancora delle stesse opportunità sia culturali sia economiche, dando vita ad un circolo vizioso tra una generazione e l'altra.
Ed è per tal ragione che la Caritas diocesana di Andria si è impegnata negli ultimi anni ad offrire a bambini e ragazzi un luogo dove abbattere le barriere economiche e sociali costruite nel tempo. Il progetto "(R)Estate Insieme" nasce dalla volontà di offrire nuove opportunità di continuare ad apprendere e a vivere in gruppo all'insegna del rispetto reciproco.
Tale esperienza della durata di due settimane per quattro turni differenti, coinvolge i bambini dalla quarta elementare alla terza media, e si articola in diversi momenti della giornata ognuno dei quali contribuisce all'arricchimento socio-educativo di ciascun bambino. I ragazzi sono invitati a mettersi in gioco attraverso attività laboratoriali, ludiche e formative, quali giochi all'aperto, giochi di squadra, pittura, giochi linguistici o attraverso attività di apprendimento, come ad esempio esercizi matematici, la danza e la musica o lettura e comprensione di un libro donato all'inizio del percorso che aveva come tema principale il sogno. Inoltre il progetto, volendo coinvolgere maggiormente i ragazzi, prevede due bellissime giornate: la prima in una fattoria didattica e la seconda in piscina. Al termine i ragazzi giungono a nuove consapevolezze, quali l'amicizia, il rispetto, la condivisione, il senso civico, il rispetto dell'ambiente.
Siamo partiti domenica 16 luglio immergendoci nella calda e fragile realtà catanese, affettuosamente guidati da Salvo, vice direttore della Caritas diocesana di Catania.
Diversi sono i servizi che offre la Caritas di Catania alle persone e comunità in difficoltà: servizio mensa, distribuzione colazione, centro di ascolto, orientamento al lavoro, servizio docce, servizio guardaroba, ecc…
Servizi diversi rispetto a quelli della nostra realtà diocesana, rappresentativi delle vulnerabilità con le quali siamo entrati sin dal primo momento a contatto attraverso il dialogo, la forma più semplice e immediata di aiuto.
Abbiamo ascoltato storie: racconti di vita che spesso immaginiamo e che leggiamo sui libri e giornali, che ci suscitano emozioni e sentimenti difficili da spiegare che viviamo con una certa distanza.
A Catania, invece, la distanza si è accorciata notevolmente: abbiamo avuto l'opportunità di leggere gli occhi delle persone quando abbiamo offerto loro un pasto o una bevanda fresca.
Abbiamo letto e percepito tutto il compiacimento e la gratitudine di Salvatore, che vive in tenda su una scogliera con venti cani, quando ci siamo mostrati interessati e propensi ad ascoltarlo raccontare con orgoglio come cura quotidianamente i suoi cani e come i suoi cani si prendono cura di lui, semplicemente restandogli accanto fedelmente.
Salvatore non è abituato a persone che gli rivolgono la parola o che gli tendono una mano cercando un contatto diretto; infatti, abbiamo anche colto tutta la sua sofferenza e frustrazione mentre parlava del rapporto con le persone che vivono nei pressi della scogliera. Si sente costantemente indesiderato e teme per l'incolumità dei suoi cani che, come dice Salvatore, sono più fedeli e più accoglienti degli uomini.
Può una terra ricca di contraddizioni generare incontri tra più culture e religioni attraverso un'attesa paziente e fiduciosa che prima o poi si potrà vivere in pace?
È questo che emerso tra le riflessioni di gruppo di alcuni giovani ragazzi della Caritas diocesana di Andria che hanno vissuto una significativa esperienza di campo di lavoro nella città di Sarajevo. La capitale della Bosnia ed Erzegovina, attraverso le facciate dei suoi edifici e l'asfalto delle sue strade, con le tipiche "rose", racconta la sofferenza subita di una guerra avvenuta solo trent'anni fa che i ragazzi hanno conosciuto attraverso l'esplorazione della città e l'ascolto di testimonianze di ex detenuti di guerra.
Sarajevo non è solo questo: a pochi km di distanza si trova Usivak, un campo di accoglienza temporaneo, simbolo di momentanea speranza, per i profughi che fuggono attraverso la rotta balcanica dal loro paese di provenienza, come Iraq, Iran, Afghanistan, Pakistan, ma anche Algeria, Marocco e Tunisia. Le cause della fuga sono varie: belliche, socio-culturali, economiche e climatiche. Gli ospiti (famiglie con minori) del "Social Corner", spazio gestito dalla Caritas della Bosnia Erzegovina e dalla Caritas Italiana, hanno raccontato che è un percorso a piedi doloroso e pericoloso, che tra di loro viene chiamato "The game" dove non tutti riescono a giungere a destinazione.
Il gruppo è tornato ad Andria con delle consapevolezze in più: vedere bambini e ragazzi ridere, giocare e parlare con grande speranza e fiducia nei confronti della vita, nonostante tutto, è stata una grande lezione. Il dialogo anche se presenta diverse lingue, è la giusta chiave per generare incontri.