Comunali 2015, Colasuonno: «Randagismo? soluzioni semplici»

Proposte del candidato al Consiglio Comunale per la lista Progetto Andria

sabato 23 maggio 2015
«Sono sotto gli occhi di tutti gli innumerevoli spot in cui Andria viene descritta come una città "cambiata". Ma qual è stata l'attenzione rivolta in questi cinque anni al fenomeno randagismo ormai causa di allarmismo sociale? Percorrendo le strade del nostro Comune tutti avranno preso atto della presenza di numerosi cani vaganti sul nostro territorio, causa di disagio ai viandanti nonostante il continuo lavoro del Servizio Veterinario. In un paese civile come il nostro non si può assistere indifferenti alle tragedie che si consumano quotidianamente sotto i nostri occhi. Non è accettabile assistere ai tanti incidenti spesso causati dalla presenza di cani vaganti e le conseguenti ripercussioni sulle casse pubbliche per liquidare le tante richieste di risarcimento. Tuttavia, il mio intervento ha come obiettivo la tutela della salute e dell'incolumità pubblica attraverso il rispetto e la salvaguardia dei nostri "amici a 4 zampe"». Inizia così una nota stampa di Pasquale Colasuonno, candidato al Consiglio Comunale per la lista Progetto Andria sulla questione randagismo.

«La presenza della popolazione canina proliferante, purtroppo - ha detto Colasuonno - non è indicatore solo del grado di civiltà di un paese, oltre che dell'amministrazione, ma rappresenta un rischio per la salute e l'incolumità pubblica generando (seppur in maniera ingiustificata) un'intolleranza generale nei confronti degli animali. In realtà tale intolleranza è la punta di un iceberg che rivela un'insofferenza culturale (estremamente pericolosa) verso la diversità. E' proprio dall'analisi di tale scenario che nasce la mia idea di tutelare la salute e l'incolumità pubblica sottraendo al loro destino i cani vaganti. Una soluzione a tale "allarmismo sociale" realizzabile attraverso la valorizzazione delle strutture esistenti, evitando in questo modo sperpero di altro denaro, ad esempio riconvertire l'inutilizzato impianto di macellazione insistente sulla via Vecchia Barletta in Rifugio Comunale, eviterebbe l'ulteriore aggravio di "spesa" pubblica per il mantenimento dei cani in "rifugi privati" convenzionati e consentirebbe la nascita di nuovi posti lavoro. Infatti, attraverso l'affidamento della gestione del rifugio ad associazioni animaliste (cosi come disposto dalla normativa vigente in materia) si potrebbe garantire agli animali un maggior benessere ed una dovuta attenzione».

«Il contributo delle associazioni è fondamentale e prezioso - dice ancora Colasuonno - in quanto attraverso la loro attività determinano un incremento del numero delle adozioni dei cani da parte di privati, che tradotto in altri termini significa riduzione del numero di cani nell'impianto e dunque riduzione della spesa pubblica. Quale messaggio migliore se non quello di conversione di un luogo di morte , quale quello di un mattatoio, in un luogo di vita, quale quello di un rifugio e perché no di un centro zoo-antropologico. Il canile rappresenta sempre di più il punto di confluenza delle problematiche riguardanti l'integrazione del cane all'interno della famiglia e più in generale della società, da qui l'urgenza di modificare lo statuto di questi centri nelle loro coordinate strutturali, gestionali e di servizio. Dal canile come problema culturale al "rifugio" come centro di valorizzazione del rapporto con il cane. Il canile non deve essere una "discarica di cani", incapace di promuovere servizi di prevenzione dell'abbandono e di adozione. La mancanza di un progetto complessivo di turn over dei cani ospitati e parallelamente il persistere di una mentalità tesa a vedere il canile come un centro a valle dei processi di smagliatura dell'integrazione sociale e affiliativa del cane sta portando al collasso queste strutture. La visione pietistica che informa il concetto di rifugio induce a mantenere i cani all'interno e a trasmettere un'immagine non valorizzata degli stessi».

«Ovviamente, una rivisitazione del canile - conclude Colasuonno - implica una riformulazione delle coordinate strutturali, gestionali e di servizio di questi centri , nonché una metamorfosi profonda della percezione stessa di tali strutture. Questa trasformazione richiede di rivedere la formazione del personale interno, operatori e volontari, e di impostare delle strategie manageriali di corretta gestione delle risorse. Altro aspetto poi è quello relativo alla mancanza di aree urbane attrezzate per cani. E' necessaria la realizzazione sul territorio di tali aree verdi, realizzate tenendo conto delle caratteristiche fisiologiche ed etologiche di specie, in cui portare il proprio cane. L'attuale Amministrazione dice di aver provveduto a realizzare tali aree. Ma i cittadini andriesi non ne sono a conoscenza e sono costretti a portare i propri cani per strada od in qualche terreno incolto. Non è pensabile immaginare di dovere passeggiare con a seguito il proprio il cane sopportando il peso dello sguardo di cittadini che non tollerano tali presenze. La civiltà si misura attraverso il rispetto nei confronti di tutti, non solo nei confronti di pochi "eletti"».