Colpo da 8 milioni al caveau: confermata condanna per 43enne di Andria
Sei le condanne e un'assoluzione a Catanzaro
venerdì 9 aprile 2021
13.17
Sei condanne e un'assoluzione a Catanzaro nel processo contro gli indagati del colpo da 8 milioni di euro al caveau della Sicurtransport, istituto di vigilanza nella zona industriale di Caraffa, per il quale era stato arrestato anche il 52enne di Bitonto, Pasquale Pazienza. Proprio per il bitontino, la Corte d'Appello di Catanzaro ha disposto l'assoluzione durante il procedimento (con rito abbreviato) di secondo grado contro i responsabili del colpo.
L'uomo era stato preso, dopo due anni di latitanza, in una masseria nell'agro di Giovinazzo, insieme al 40enne cerignolano, Alessandro Morra, ritenuto il capo della banda, al quale invece è stata inflitta una pena a 12 anni di reclusione.
I giudici di secondo grado hanno anche smentito la constatazione dei colleghi di primo grado secondo cui la banda avrebbe ottenuto il placet delle cosche locali in cambio di una parte del bottino. Esclusa l'aggravante mafiosa, i magistrati hanno rideterminato la pena per Giovanni Passalacqua, presunto ideatore del colpo, e Dante Mannolo, nipote del boss di San Leonardo di Cutro, Alfondo Mannolo. Entrambi sono stati condannati a 10 anni (in primo grado erano stati 14). Confermate, invece, le condanne a 10 anni e 8 mesi ciascuno per Carmine Fratepietro, 43enne di Andria, Matteo Ladogana, 48enne di Cerignola e Leonardo Passalacqua, 48enne di Catanzaro.
La svolta sull'inchiesta arrivò dopo la decisione di Annamaria Cerminara, complice della banda e legata sentimentalmente a Giovanni Passalacqua, di collaborare con la giustizia e svelare i dettagli del piano.
L'uomo era stato preso, dopo due anni di latitanza, in una masseria nell'agro di Giovinazzo, insieme al 40enne cerignolano, Alessandro Morra, ritenuto il capo della banda, al quale invece è stata inflitta una pena a 12 anni di reclusione.
I giudici di secondo grado hanno anche smentito la constatazione dei colleghi di primo grado secondo cui la banda avrebbe ottenuto il placet delle cosche locali in cambio di una parte del bottino. Esclusa l'aggravante mafiosa, i magistrati hanno rideterminato la pena per Giovanni Passalacqua, presunto ideatore del colpo, e Dante Mannolo, nipote del boss di San Leonardo di Cutro, Alfondo Mannolo. Entrambi sono stati condannati a 10 anni (in primo grado erano stati 14). Confermate, invece, le condanne a 10 anni e 8 mesi ciascuno per Carmine Fratepietro, 43enne di Andria, Matteo Ladogana, 48enne di Cerignola e Leonardo Passalacqua, 48enne di Catanzaro.
La svolta sull'inchiesta arrivò dopo la decisione di Annamaria Cerminara, complice della banda e legata sentimentalmente a Giovanni Passalacqua, di collaborare con la giustizia e svelare i dettagli del piano.