Colombo: «Il carcere serve poco, meglio pene alternative»

L'ex Pubblico Ministero di Mani Pulite nelle scuole andriesi

venerdì 5 dicembre 2014 9.32
A cura di Stefano Massaro
Sviluppare nei giovani il desiderio di leggere, mettendoli direttamente a confronto con gli autori di libri di successo, ed incentivare la loro capacità critica: sono alcuni degli obiettivi posti negli incontri con gli autore organizzati dai docenti degli istituti "R. Lotti - Umberto I" e "Nuzzi" di Andria. Il primo ad esser stato ospitato è Gherardo Colombo, ex P.M. di Mani Pulite, che attraverso il saggio Il perdono responsabile, edito da Ponte alle Grazie, ha affrontato lo spinoso tema del significato delle pene, del fallimento di una giustizia punitiva e del valore delle sanzioni alternative. Una riflessione socio-psicologica sulla carcerazione, sull'efficacia del sistema penitenziario e sulla finalità di tali pratiche di reclusione.

«Il carcere non serve e basta vedere i dati statistici - ha detto Gherardo Colombo - due persone su tre commettono di nuovo reato una volta uscite dal carcere. Chi va in carcere subisce una sofferenza, vive malissimo e non credo che attraverso la sofferenza si possa recuperare il senso della relazione con gli altri ma anzi ci si arrabbia e questo non favorisce il ripristino delle regole». Tanti anni in magistratura ed un cambio di visione che spiega lo stesso PM: «Questa idea è il frutto di un'esperienza che ha portato ad un cambiamento - ha detto ancora Colombo - quando sono entrato in magistratura pensavo che il carcere servisse ma l'esperienza fatta professionalmente mi ha fatto arrivare ad una conclusione diversa. Chi è pericoloso deve stare senza dubbio da qualche altra parte, deve esser in un luogo dove vengano comunque tutelati i diritti di tutti ma si possa recuperare anche colui il quale ha commesso il reato».

Temi spesso affrontati con poca lucidità e che attraverso gli occhi critici dei ragazzi si possono sviscerare meglio: «Credo sia essenziale parlarne ai ragazzi - ha concluso Colombo - perchè su questi temi bisogna ragionare e noi ragioniamo più di pancia che di testa perchè c'è di mezzo la paura e la paura non sempre ci fa ragionare. Quindi ne dobbiamo discutere per trovare una soluzione, una soluzione che sia anche giusta per tutti».