Clima, 2016 anno più caldo di sempre secondo Nazioni Unite

Drammatici effetti sui campi. Preoccupazione da parte della Coldiretti. Male l'uva da tavola

martedì 15 novembre 2016
Il 2016 sta per essere qualificato l'anno più caldo della storia del pianeta, secondo i dati diffusi oggi dall'agenzia meteorologica delle Nazioni Unite, la WMO. Già il 2015 era stato l'anno più caldo di sempre. Secondo la WMO la temperatura globale nel 2016 è di 1,2 gradi superiore ai livelli pre-industriali.

Drammatici gli effetti sui campi della tropicalizzazione del tempo che hanno azzerato la campagna delle ciliegie a maggio, quella dell'uva da tavola da settembre ad oggi, per non parlare del rischio che andasse persa la produzione di uva da vino. I continui sbalzi termici non giovano certamente al settore agricolo. Gli imprenditori si trovano ad affrontare fenomeni controversi, dove in poche ore si alternano eccezionali ondate di maltempo a caldo fuori stagione.

"Devastanti gli effetti in campagna – dice il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – con il caso emblematico delle ciliegie in provincia di Bari, una produzione andata letteralmente in fumo a causa di alluvioni e grandinate, così come risulta decimata la produzione di uva da tavola. Non è certamente andata meglio agli asparagi e ai vigneti, colpiti da nubifragi e per tre volte da grandinate di intensità sempre maggiore, con l'aumento dei costi a causa delle necessarie risemine, ulteriori lavorazioni, acquisto di piantine e sementi e utilizzo aggiuntivo di macchinari e carburante. Di fronte al ripetersi di queste situazioni imprevedibili diventa sempre più importante il ricorso all'assicurazione quale strumento per la migliore gestione del rischio e la necessaria rivisitazione delle provvidenze da riconoscere in caso di calamità naturali".

"D'altro canto il clima impazzito, ormai una costante in Puglia, determina la maturazione precoce dei prodotti agricoli – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – come mandorli e peschi in fiore a febbraio, mimose già pronte a dicembre e a gennaio, maturazione contemporanea degli ortaggi in autunno. Il caldo anomalo e le precipitazioni violente rischiano ormai ogni anno di incrinare l'andamento del settore agricolo pugliese. L'andamento climatico impazzito, poi, si abbatte su un territorio fragile, dove 232 comuni su 258 (78%) è a rischio idrogeologico con diversa pericolosità idraulica e/o geomorfologica. Sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni".

Ed è una campagna disastrosa quella dell'uva da tavola in Puglia sia per le uve 'bianche' che per le rosse'. Proprio il clima estivo aveva inizialmente fatto ben sperare e la produzione si presentava ottima per qualità e quantità. Successivamente bombe d'acqua e nubifragi hanno arrecato danni ad oltre il 65% dell'uva che in molti casi non è stata neppure raccolta. Il difficile momento congiunturale del commercio internazionale con lo stop a causa di Brexit ed embargo russo hanno fatto il resto.

"Le uve rosse soprattutto senza semi molto richieste dai mercati russo ed inglese - aggiunge il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele - non sono state ritirate e il clima impazzito le ha irrimediabilmente rovinate. Le 'bianche', perlomeno quello che è stato salvato dalla violenza di piogge e attacchi di muffe, sono pagate €0,40 al chilogrammo contro gli €0,80 dell'anno scorso. I nostri agricoltori sono in seria difficoltà e per questo chiediamo alla Regione Puglia un tavolo urgente per verificare la possibilità - anche sfruttando il protocollo d'intesa tra l'Assessorato regionale all'Agricoltura e l'ABI - di profilare una moratoria di mutui e finanziamenti in essere per il consolidamento delle passività".

La Puglia è il primo produttore in Italia di uva da tavola, con il 74% della produzione nazionale e, grazie all'enorme contributo pugliese, l'Italia è il primo produttore al mondo, con il 16% sulla produzione globale.

"Il Regno Unito è al settimo posto tra i partner della Puglia per le esportazioni - continua Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia - più di 369 milioni il valore dell'export pugliese verso questo Paese. La Brexit sta avendo un effetto negativo sugli scambi commerciali dell'agroalimentare pugliese. Così come dal 2013, anno che ha preceduto l'embargo russo, ad oggi è stato registrato il crollo dell'export agroalimentare pugliese fino anche al 63%. Tutto ciò avviene proprio quando sono stati ingenti gli sforzi dei nostri agricoltori che hanno orientato la produzione su cultivar che per qualità fisiche e organolettiche riuscissero a soddisfare positivamente il mercato internazionale. Oggi va incentivata la ricerca scientifica, adeguandola alle reali necessità del settore, con attenzione particolare al miglioramento genetico per l'ottenimento di nuove cultivar e al risanamento del materiale di propagazione, introducendo anche innovazioni tecnologiche di processo e di prodotto ".
Al contempo Coldiretti Puglia ribadisce la necessità di intensificare i controlli per verificare l'indicazione obbligatoria dell'origine del prodotto agricolo in etichetta e rilancia l'importanza deli studi condotti in campo agroalimentare che riguardano la definizione dell'impronta digitale dell'uva da tavola pugliese mediante l'analisi metabolomica per evitare che prodotto straniero possa continuare ad essere spacciato per 'made in Puglia'. I primi risultati tangibili di tali studi consentono la discriminazione delle uve in base alle varietà, all'origine geografica e alle tecniche agronomiche impiegate per la loro produzione.