Certificati per lavorare in campagna? Non tocca ai medici di famiglia redigerli
Delvecchio: «Non tutelano ne i lavoratori ne i datori»
venerdì 11 settembre 2015
11.24
«Non tocca ai medici di famiglia redigere certificati che attestino lo stato di buona salute al fine di poter lavorare in campagna. Sono altri gli organi competenti a poterlo fare». Così il dottor Benedetto Delvecchio, presidente dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Barletta Andria Trani, a seguito delle «numerose richieste che da vari giorni» arrivano ai medici di famiglia della Sesta provincia pugliese.
«Un fenomeno quello della richiesta dei certificati da esibire per lavorare in campagna, sino ad ora mai registrato; vorrei ribadire la circostanza che una richiesta del genere non va indirizzata ai medici di famiglia bensì alla struttura della Medicina del Lavoro presente all'interno della Asl del territorio. I medici di famiglia non hanno alcuna competenza giuridica né contrattuale in materia pertanto non possono e non devono redigere certificati».
Delvecchio, inoltre, fa sapere che: «Mi trovo costretto a dover fare questa precisazione a seguito delle numerose richieste che ci continuano a pervenire da braccianti agricoli immediatamente dopo la dolorosa vicenda della signora deceduta mentre era impegnata nel lavoro in ambito agricolo. Francamente questa correlazione temporale è alquanto sospetta e poco chiara. Chi spinge gli agricoltori a chiedere questi certificati? Perchè avviene in maniera così pressante? Perché ora ?». E' evidente che la tutela della salute dei lavoratori non può e non deve essere affidata esclusivamente alla redazione di una certificazione che per sua natura non può che essere anamnestica ovvero segnalare condizioni acute di impedimento al lavoro. Occorre vigilare sulle condizioni di lavoro dei braccianti , sul rispetto dei contratti, delle ore di impegno lavorativo, sull'uso dei fitofarmaci e sui tempi di abbattimento di questi, sulle condizioni socio sanitarie precarie che gravitano su gran parte dei lavoratori. Pertanto mi sembra doveroso, tanto per i medici iscritti al nostro Ordine quanto per chi avesse necessità di un certificato del genere, precisare questi aspetti di carattere tecnico - legale al fine di non incorrere spiacevoli equivoci».
La conclusione: «Rivolgo un appello ai Medici a spiegare ai cittadini richiedenti che il rilascio di un certificato anamnestico non solleva da responsabilità nessuno degli attori interessati ivi compresi i medici . Invito, gli Uffici della Medicina del Lavoro della Asl Bt e le Forze dell'Ordine impegnate nei controlli dei lavoratori in campagna a fare in modo che questa vicenda dei certificati, ognuno per le proprie e rispettive competenze, sia trattata così come prescrive la Legge in materia».
«Un fenomeno quello della richiesta dei certificati da esibire per lavorare in campagna, sino ad ora mai registrato; vorrei ribadire la circostanza che una richiesta del genere non va indirizzata ai medici di famiglia bensì alla struttura della Medicina del Lavoro presente all'interno della Asl del territorio. I medici di famiglia non hanno alcuna competenza giuridica né contrattuale in materia pertanto non possono e non devono redigere certificati».
Delvecchio, inoltre, fa sapere che: «Mi trovo costretto a dover fare questa precisazione a seguito delle numerose richieste che ci continuano a pervenire da braccianti agricoli immediatamente dopo la dolorosa vicenda della signora deceduta mentre era impegnata nel lavoro in ambito agricolo. Francamente questa correlazione temporale è alquanto sospetta e poco chiara. Chi spinge gli agricoltori a chiedere questi certificati? Perchè avviene in maniera così pressante? Perché ora ?». E' evidente che la tutela della salute dei lavoratori non può e non deve essere affidata esclusivamente alla redazione di una certificazione che per sua natura non può che essere anamnestica ovvero segnalare condizioni acute di impedimento al lavoro. Occorre vigilare sulle condizioni di lavoro dei braccianti , sul rispetto dei contratti, delle ore di impegno lavorativo, sull'uso dei fitofarmaci e sui tempi di abbattimento di questi, sulle condizioni socio sanitarie precarie che gravitano su gran parte dei lavoratori. Pertanto mi sembra doveroso, tanto per i medici iscritti al nostro Ordine quanto per chi avesse necessità di un certificato del genere, precisare questi aspetti di carattere tecnico - legale al fine di non incorrere spiacevoli equivoci».
La conclusione: «Rivolgo un appello ai Medici a spiegare ai cittadini richiedenti che il rilascio di un certificato anamnestico non solleva da responsabilità nessuno degli attori interessati ivi compresi i medici . Invito, gli Uffici della Medicina del Lavoro della Asl Bt e le Forze dell'Ordine impegnate nei controlli dei lavoratori in campagna a fare in modo che questa vicenda dei certificati, ognuno per le proprie e rispettive competenze, sia trattata così come prescrive la Legge in materia».