Castel del Monte di Andria: un deserto nella magia
Incuria, scarsissima illuminazione, nessuna attività di accoglienza: ecco la sera del Maniero. Un normale venerdì sera di maggio vissuto tra nulla e bellezza
sabato 18 maggio 2013
10.37
La notizia giornalistica è che in caso decidiate di fare una passeggiata a Castel del Monte in un normalissimo caldo venerdì sera di maggio, troverete la solita atmosfera magica in grado di far dimenticare qualsiasi altro problema attorno a voi. Ma approfondendo il tema, la desolazione ed il deserto ormai consolidato attorno al Maniero Federiciano è imbarazzante. Venerdì 17 maggio, sulla collina ci sono 18° ed un vento moderato e non certo sostenuto. Fa caldo ed il cielo è sereno dopo una giornata di pioggia e schiarite. Il Castel del Monte, fermo sul suo piedistallo da stagioni e stagioni, non accoglie assolutamente nessuno.
Già salendo sulla collina la luce è praticamente inesistente se non per la luna, e giunti nello spazio antistante lo scollinamento due minuscoli lampioncini dell'unica attività commerciale storica presente, ma chiusa, accoglie gli ipotetici visitatori che hanno scelto, loro malgrado di farsi una passeggiata alle pendici del Maniero Federiciano. Per il resto il racconto è l'erba alta, questa volta non più nella parte antistante dove è stata rimossa (anche grazie alla segnalazione di AndriaViva con l'Articolo del 30 aprile scorso), ma nella corona attorno all'ingresso su tutti gli altri sette lati dell'ottagono. Cestini stracolmi di immondizia, desolazione assoluta ed una delle Meraviglie del Mondo lasciata in un limbo difficile, davvero difficile da comprendere.
Per chi è cittadino di una città importante quale Andria di oltre centomila abitanti e con un tessuto economico e sociale piuttosto sviluppato, resta evidente lo stridere di cotanta incapacità ad immaginare di porre le condizioni affinchè il Castel del Monte divenga un vero fulcro di sviluppo del territorio e di gran parte delle attività turistiche dell'intero comprensorio. Per turismo non s'intendono solo i tanti astanti che giungono da ogni parte del mondo, ma anche i tanti conterranei che cercano luoghi magici dove poter passare le proprie serate all'ombra di un'atmosfera da incorniciare. Posti di lavoro, investimenti, maggiori risorse da dedicare alla cura ed alla salvaguardia di un bene inestimabile nella sua ricchezza: questa è la strategia che si potrebbe adottare per dare ossigeno alla difficile situazione economica territoriale, ma anche e sopratutto per far si che il Castel del Monte possa tornare a splendere e ad essere il fulcro dal quale tutto il territorio possa sentirsi protetto.
Già salendo sulla collina la luce è praticamente inesistente se non per la luna, e giunti nello spazio antistante lo scollinamento due minuscoli lampioncini dell'unica attività commerciale storica presente, ma chiusa, accoglie gli ipotetici visitatori che hanno scelto, loro malgrado di farsi una passeggiata alle pendici del Maniero Federiciano. Per il resto il racconto è l'erba alta, questa volta non più nella parte antistante dove è stata rimossa (anche grazie alla segnalazione di AndriaViva con l'Articolo del 30 aprile scorso), ma nella corona attorno all'ingresso su tutti gli altri sette lati dell'ottagono. Cestini stracolmi di immondizia, desolazione assoluta ed una delle Meraviglie del Mondo lasciata in un limbo difficile, davvero difficile da comprendere.
Per chi è cittadino di una città importante quale Andria di oltre centomila abitanti e con un tessuto economico e sociale piuttosto sviluppato, resta evidente lo stridere di cotanta incapacità ad immaginare di porre le condizioni affinchè il Castel del Monte divenga un vero fulcro di sviluppo del territorio e di gran parte delle attività turistiche dell'intero comprensorio. Per turismo non s'intendono solo i tanti astanti che giungono da ogni parte del mondo, ma anche i tanti conterranei che cercano luoghi magici dove poter passare le proprie serate all'ombra di un'atmosfera da incorniciare. Posti di lavoro, investimenti, maggiori risorse da dedicare alla cura ed alla salvaguardia di un bene inestimabile nella sua ricchezza: questa è la strategia che si potrebbe adottare per dare ossigeno alla difficile situazione economica territoriale, ma anche e sopratutto per far si che il Castel del Monte possa tornare a splendere e ad essere il fulcro dal quale tutto il territorio possa sentirsi protetto.