Campi elettromagnetici: rilevazioni «alte» in centro

Monitoraggio ed attenzione per una città senza regolamentazione in materia. Presidenza del Consiglio e Regione Puglia spingono per una più uniforme distribuzione

lunedì 4 febbraio 2013 8.15
A cura di Stefano Massaro
Nessun allarmismo ma monitoraggio ed attenzione: è questo il senso di una ricerca approfondita tra i campi elettromagnetici nella Città di Andria. Antenne, ripetitori, piccoli e grandi impianti, tecnologia avanzata e vetusta: è il quadro di una città che non ha un Regolamento per l'istallazione ed il controllo di questi strumenti tecnologici che ci permettono di telefonare o navigare sulla rete web ad alta velocità ma che, probabilmente, possono anche dar fastidio alla salute umana. Il probabilmente è sopratutto perchè non è ancora accertato da parte della scienza la completa relazione tra campi elettromagnetici e malattie tumorali, ma resta evidente che una concausa di fattori può scatenare patologie.

Ed allora sul campo per mappare la città con le rilevazioni assieme all'Ing. Antonio Mastrodonato ed il misuratore utilizzato per questo tipo di analisi. La partenza d'obbligo dal centro cittadino: i valori in tutta la zona attorno a Piazza Trieste e Trento risultano esser costantemente oltre i 3 volt su metro con picchi, tra via Napoli e via Firenze di 3,8. In via Vespucci, invece, rivolti verso la piazza i valori restano costanti sui 3,2 con picchi di 3,5. Se ci si rivolge verso Palazzo di Città, invece, i valori scendono di poco attestandosi sui 2,7 volt su metro.

Soltanto numeri, come numeri sono quelli che la legge prevede siano dannosi per la salute: il decreto del Presidente del Consiglio dell'8 luglio 2003 «Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici», fissa due parametri importanti: se un luogo vedrà esposte persone per più di 4 ore consecutive, il valore massimo deve essere nei limiti dei 6 volt su metro, mentre per i luoghi nei quali la presenza umana è inferiore alle 4 ore, il limite può esser superato. Ma a questo si è aggiunta nel 2006, la legge regionale della Puglia (n. 14 del 14/09/2006) che ha regolamentato una legge già impostata ben quattro anni prima sulle «Norme transitorie per la tutela dell'inquinamento elettromagnetico prodotto da sistemi di telecomunicazioni e radiotelevisivi operanti nell'intervallo di frequenze tra 0Hz e 300GHz». La legge regionale cerca di uniformare le procedure autorizzatorie degli enti in questa materia. In particolare si richiede, negli obbiettivi di qualità, di perseguire in massimo grado «l'obiettivo di minimizzare e di rendere uniforme sul territorio l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici». In più la stessa Regione abbassa l'ipotetico limite già ai 4,5 volt su metro e l'ARPA Puglia consiglia ai comuni di non superare i 3 volt su metro nelle autorizzazioni congiunte.

Ma Andria ha delle profonde diversità: su via Castel del Monte, per esempio, la rilevazione ha fornito 1,40 volt su metro come valore medio. In zona presenti antenne ma sopratutto la centrale elettrica che passa, con i suoi grandi cavi rialzati qualche anno fa, su di un asilo. Spostandoci in via Trani, accanto all'ITIS «Jannuzzi», valori pressocchè simili senza grandi variazioni come nella zona di via Asiago, negli scorsi mesi al centro di molte polemiche. Le rilevazioni danno un valore compreso tra 1,30 e 1,50 volt su metro. Ma su uno dei palazzi di quella via non vi è più un'antenna di telefonia che ha sicuramente diminuito l'esposizione in zona. Il centro città, dunque, è quello con il più alto tasso d'esposizione: le cause possono esser molteplici ed oltre alla presenza di antenne di telefonia anche mascherate da camini, vi sono le potenti antenne di trasmissione della Polizia Municipale e della Guardia di Finanza nonchè una vecchia antenna di una radio locale probabilmente ancora in uso.

Il Comune di Andria non ha un proprio piano di regolamentazione ma, proprio nella legge regionale n. 14, è specificato che gli enti comunali dovrebbero dotarsene. I piani, infatti, perseguono la realizzazione del principio di precauzione contemplato dall'art. 174 del Trattato UE e dei relativi corollari A.L.A.R.A. ed A.L.A.T.A. intervenendo sulle scelte tecnologiche e su quelle localizzative al fine di assicurare il minor grado possibile di impatto degli impianti. Una più uniforme distribuzione dei campi elettromagnetici in città sarebbe un buon modo per combattere una tipologia di inquinamento ambientale, sopratutto se si è nei pressi di strutture con persone sensibili.
Campi elettromagnetici: rilevazioni «alte» in centro
Campi elettromagnetici: rilevazioni «alte» in centro
Campi elettromagnetici: rilevazioni «alte» in centro
Campi elettromagnetici: rilevazioni «alte» in centro