Caldo record: crolla la produzione di miele, mentre schizzano le importazioni
E intanto vengono distrutti in campagna meloni e angurie causa prezzo troppo basso
mercoledì 16 agosto 2017
Api estenuate e alveari danneggiati per lo scioglimento dei favi, a causa delle alte temperature e dalla mancanza di piogge da maggio ad oggi. Anche il comparto apistico – secondo le rilevazioni di Coldiretti Puglia – vive un momento di grande difficoltà a causa di afa e siccità.
"Gli allevatori stanno aiutando le api con alimentazione integrativa – dice Gianni Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia – perché non riescono ad approvvigionarsi autonomamente e risultano azzerate le scorte all'interno degli alveari. Ogni 3 giorni gli apicoltori portano 3/400 litri di acqua nelle vasche per ricreare un clima più favorevole. L'andamento stagionale è decisamente negativo, con perdite di produzione di miele tra il 30 ed il 50%, a seconda delle differenti zone di produzione. Ciò aumenterà il rischio che miele importato dall'estero venga spacciato per 'made in Italy'. Il prodotto falsamente etichettato come miele che subisce fermentazioni, pastorizzazione, ultrafiltrazione, aggiunto a miscelazione di pollini, "taglio" con zuccheri quali quello derivato dal riso, non è comparabile sotto il profilo nutrizionale con il miele naturale e non può soddisfare le attese dei consumatori, che di contro rischiano di allontanarsi dal consumo di miele naturale".
Si evidenzia una vera invasione di prodotto estero che ha toccato oltre 7000 tonnellate nei primi quattro mesi del 2017, secondo l'analisi Coldiretti su dati Istat e se il trend sarà confermato sugli scaffali due barattoli su tre saranno stranieri. Circa 1/3 del miele importato – spiega la Coldiretti - viene dall'Ungheria ma un flusso consistente di oltre il 10% arriva dalla Cina, paese ai vertici per insicurezza alimentare.
"Sono i numeri drammatici del mercato parallelo di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza – denuncia Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, per cui viene illecitamente utilizzato il marchio 'made in Puglia', a danno dell'imprenditoria agricola pugliese e dei consumatori. Dall'estero e in particolare dall'Asia viene importato miele sottocosto, come quello cinese e indiano, addirittura ad un prezzo inferiore del 50% rispetto alla quotazione internazionale. Gli alveari censiti in Puglia sono circa 19.000 con un numero di apicoltori pari a 400-450. La produzione di miele è pari a 25 -35 kg in media per alveare e si attesta sui 5.500/6.500 quintali annui, quella nazionale supera i 300.000. Il mercato di sbocco del miele pugliese è quasi esclusivamente regionale. Il flusso di fornitura del prodotto estero si stima essere superiore al 40% dei consumi".
Inoltre, l'origine del miele non è specificata, quando viene utilizzato come ingrediente per fare biscotti e altri dolci come, ad esempio, il torrone, dove la presenza di prodotto straniero non viene dichiarata in etichetta. Per questo va sostenuta in ogni modo l'efficace opera delle forze dell'ordine di contrasto ed eradicazione del fenomeno dell'agropirateria, neologismo coniato proprio da Coldiretti per descrivere una pratica criminale che si sviluppa attraverso le importazioni, la manipolazione e la trasformazione di prodotti esteri che giungono nel nostro Paese e diventano "made in Italy" fregiandosi in modo fraudolento dell'immagine che accompagna, nel mondo, le produzioni locali.
Per questo - consiglia Coldiretti Puglia - occorre verificare con attenzione l'origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina e in Romania), è riconoscibile attraverso l'etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale, mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell'Unione Europea, l'etichetta - continua la Coldiretti - deve riportare l'indicazione "miscela di mieli originari della CE"; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta "miscela di mieli non originari della CE", mentre se si tratta di un mix va scritto "miscela di mieli originari e non originari della CE".
Le qualità del miele sono ben note fin dall'antichità: i preziosi oligoelementi (quali rame, ferro, iodio, manganese, silicio e cromo, le vitamine (A, E, K, C, complesso B), gli enzimi e le naturali sostanze battericide ed antibiotiche ne giustificano ampiamente l'utilizzo come disinfettante naturale, nella stagione invernale è utile per rinforzare naturalmente l'organismo, prevenendo efficacemente i malesseri di stagione.
E come se non bastasse il caldo record spinge i consumi di frutta verdura al massimo del nuovo millennio con un balzo record del 9,6% nel 2017, ma nelle campagne pugliesi è crac per angurie, meloni gialli e pomodori, prodotti simbolo dell'estate che non trovano mercato. Crollo verticale dei prezzi di vendita per effetto di distorsioni di filiera e speculazioni – denuncia Coldiretti Puglia – per cui le aziende agricole non riescono neppure a coprire i costi di produzione.
"In provincia di Lecce c'è stata una anticipazione della maturazione – dice ilPresidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – per cui le angurie sono state raccolte e vendute con 2 settimane di anticipo, i primi giorni a prezzi stabili, mentre subito dopo le quotazioni sono crollate vertiginosamente. Oggi nelle province di Brindisi e Taranto il mercato è al tracollo, con le angurie pagate in campagna a 5/6 centesimi al chilo e i meloni gialli che non superano i 10 centesimi. Agli agricoltori non conviene neppure raccogliere, tanto che stanno fresando e interrando il prodotto. Stessa sorte sta toccando al pomodoro piccolo a grappolo che non supera i 18 centesimi al chilogrammo, mentre il pomodoro da mensa ha toccato solo i 22 centesimi al chilo. I prezzi di vendita al dettaglio, invece, subiscono la solita decuplicazione a danno dei consumatori".
"Serve un impegno di filiera per salvare il frutteto pugliese che in 10 anni dal 2006 al 2016 si è ridotto del 15% – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – perdendo oltre 8mila ettari. Occorre aumentare i controlli sull'ortofrutta fresca di importazione, spesso etichettata e spacciata per pugliese ed estendere al più presto l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza della frutta trasformata in conserve e succhi, per evitare che venga spacciata come Made in Italy quella importata dall'estero".
E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti che denuncia come, proprio nel momento in cui si assiste ad un aumento dei consumi, importante per fronteggiare il grande caldo, pratiche commerciali sleali lungo la filiera stanno provocando situazioni di crisi diffuse per i coltivatori di frutta estiva – sottolinea la Coldiretti – che chiede interventi per prevenire e perseguire tali pratiche.
"Gli allevatori stanno aiutando le api con alimentazione integrativa – dice Gianni Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia – perché non riescono ad approvvigionarsi autonomamente e risultano azzerate le scorte all'interno degli alveari. Ogni 3 giorni gli apicoltori portano 3/400 litri di acqua nelle vasche per ricreare un clima più favorevole. L'andamento stagionale è decisamente negativo, con perdite di produzione di miele tra il 30 ed il 50%, a seconda delle differenti zone di produzione. Ciò aumenterà il rischio che miele importato dall'estero venga spacciato per 'made in Italy'. Il prodotto falsamente etichettato come miele che subisce fermentazioni, pastorizzazione, ultrafiltrazione, aggiunto a miscelazione di pollini, "taglio" con zuccheri quali quello derivato dal riso, non è comparabile sotto il profilo nutrizionale con il miele naturale e non può soddisfare le attese dei consumatori, che di contro rischiano di allontanarsi dal consumo di miele naturale".
Si evidenzia una vera invasione di prodotto estero che ha toccato oltre 7000 tonnellate nei primi quattro mesi del 2017, secondo l'analisi Coldiretti su dati Istat e se il trend sarà confermato sugli scaffali due barattoli su tre saranno stranieri. Circa 1/3 del miele importato – spiega la Coldiretti - viene dall'Ungheria ma un flusso consistente di oltre il 10% arriva dalla Cina, paese ai vertici per insicurezza alimentare.
"Sono i numeri drammatici del mercato parallelo di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza – denuncia Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, per cui viene illecitamente utilizzato il marchio 'made in Puglia', a danno dell'imprenditoria agricola pugliese e dei consumatori. Dall'estero e in particolare dall'Asia viene importato miele sottocosto, come quello cinese e indiano, addirittura ad un prezzo inferiore del 50% rispetto alla quotazione internazionale. Gli alveari censiti in Puglia sono circa 19.000 con un numero di apicoltori pari a 400-450. La produzione di miele è pari a 25 -35 kg in media per alveare e si attesta sui 5.500/6.500 quintali annui, quella nazionale supera i 300.000. Il mercato di sbocco del miele pugliese è quasi esclusivamente regionale. Il flusso di fornitura del prodotto estero si stima essere superiore al 40% dei consumi".
Inoltre, l'origine del miele non è specificata, quando viene utilizzato come ingrediente per fare biscotti e altri dolci come, ad esempio, il torrone, dove la presenza di prodotto straniero non viene dichiarata in etichetta. Per questo va sostenuta in ogni modo l'efficace opera delle forze dell'ordine di contrasto ed eradicazione del fenomeno dell'agropirateria, neologismo coniato proprio da Coldiretti per descrivere una pratica criminale che si sviluppa attraverso le importazioni, la manipolazione e la trasformazione di prodotti esteri che giungono nel nostro Paese e diventano "made in Italy" fregiandosi in modo fraudolento dell'immagine che accompagna, nel mondo, le produzioni locali.
Per questo - consiglia Coldiretti Puglia - occorre verificare con attenzione l'origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina e in Romania), è riconoscibile attraverso l'etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale, mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell'Unione Europea, l'etichetta - continua la Coldiretti - deve riportare l'indicazione "miscela di mieli originari della CE"; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta "miscela di mieli non originari della CE", mentre se si tratta di un mix va scritto "miscela di mieli originari e non originari della CE".
Le qualità del miele sono ben note fin dall'antichità: i preziosi oligoelementi (quali rame, ferro, iodio, manganese, silicio e cromo, le vitamine (A, E, K, C, complesso B), gli enzimi e le naturali sostanze battericide ed antibiotiche ne giustificano ampiamente l'utilizzo come disinfettante naturale, nella stagione invernale è utile per rinforzare naturalmente l'organismo, prevenendo efficacemente i malesseri di stagione.
E come se non bastasse il caldo record spinge i consumi di frutta verdura al massimo del nuovo millennio con un balzo record del 9,6% nel 2017, ma nelle campagne pugliesi è crac per angurie, meloni gialli e pomodori, prodotti simbolo dell'estate che non trovano mercato. Crollo verticale dei prezzi di vendita per effetto di distorsioni di filiera e speculazioni – denuncia Coldiretti Puglia – per cui le aziende agricole non riescono neppure a coprire i costi di produzione.
"In provincia di Lecce c'è stata una anticipazione della maturazione – dice ilPresidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – per cui le angurie sono state raccolte e vendute con 2 settimane di anticipo, i primi giorni a prezzi stabili, mentre subito dopo le quotazioni sono crollate vertiginosamente. Oggi nelle province di Brindisi e Taranto il mercato è al tracollo, con le angurie pagate in campagna a 5/6 centesimi al chilo e i meloni gialli che non superano i 10 centesimi. Agli agricoltori non conviene neppure raccogliere, tanto che stanno fresando e interrando il prodotto. Stessa sorte sta toccando al pomodoro piccolo a grappolo che non supera i 18 centesimi al chilogrammo, mentre il pomodoro da mensa ha toccato solo i 22 centesimi al chilo. I prezzi di vendita al dettaglio, invece, subiscono la solita decuplicazione a danno dei consumatori".
"Serve un impegno di filiera per salvare il frutteto pugliese che in 10 anni dal 2006 al 2016 si è ridotto del 15% – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – perdendo oltre 8mila ettari. Occorre aumentare i controlli sull'ortofrutta fresca di importazione, spesso etichettata e spacciata per pugliese ed estendere al più presto l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza della frutta trasformata in conserve e succhi, per evitare che venga spacciata come Made in Italy quella importata dall'estero".
E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti che denuncia come, proprio nel momento in cui si assiste ad un aumento dei consumi, importante per fronteggiare il grande caldo, pratiche commerciali sleali lungo la filiera stanno provocando situazioni di crisi diffuse per i coltivatori di frutta estiva – sottolinea la Coldiretti – che chiede interventi per prevenire e perseguire tali pratiche.