Caldo e siccità: triste primato per la provincia Bat, 1073 ettari andati in fumo per i roghi
E' allarme incendi con temperature record. Preoccupazione di Coldiretti Puglia
giovedì 25 luglio 2024
5.18
Il caldo record da bollino rosso spinge anche gli incendi con quasi 2100 ettari di terreno andati a fuoco in Puglia in 54 giorni dal 1° giugno al 24 luglio, favoriti anche dalla siccità che assedia tutta la regione da nord a sud. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti Puglia su dati delle rilevazioni Effis, in riferimento all'incendio che sta interessando il bosco sul Gargano a Baia San Felice a Vieste.
L'anticiclone Caronte e le temperature oltre i 40 gradi creano le condizioni ideali per il propagarsi del fuoco, soprattutto in quelle zone dove non piove da molte settimane e la vegetazione è ormai ridotta a sterpaglie in Puglia, dove la provincia della BAT ha il triste primato degli incendi con 1073 ettari andati in fumo per i roghi, la provincia di Bari con 346 ettari, Foggia con 254, Taranto con 324 e Lecce con 82. Sono gli effetti di un 2024 che è stato sino ad oggi il più caldo mai registrato sul territorio nazionale con una temperatura di 1,47 gradi superiore alla media storica, secondo una analisi Coldiretti su dati Isac Cnr relativa ai primi sei mesi dell'anno.
Ogni rogo – stima la Coldiretti – pesa sulle tasche dei cittadini per oltre diecimila euro all'ettaro considerando le spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate. Nelle aree bruciate dagli incendi – sottolinea la Coldiretti – saranno impedite tutte le attività umane tradizionali e la scoperta del territorio da parte di appassionati ma viene anche a mancare un importante polmone verde, senza dimenticare i drammatici effetti sul turismo.
Ai problemi causati dal clima anomalo con alte temperature, siccità e vento, si aggiungono peraltro – ricorda la Coldiretti – la disattenzione e il dolo, con il 60% degli incendi che si stima sia causato volontariamente. Proprio per garantire una funzione di controllo e monitoraggio contro i piromani è importante valorizzare il ruolo di sentinelle del territorio svolto dalle imprese agricole – conclude Coldiretti – dando un giusto riconoscimento a chi garantisce una costante presenza, soprattutto nelle zone più interne, che fa da argine anche al dissesto idrogeologico.
L'anticiclone Caronte e le temperature oltre i 40 gradi creano le condizioni ideali per il propagarsi del fuoco, soprattutto in quelle zone dove non piove da molte settimane e la vegetazione è ormai ridotta a sterpaglie in Puglia, dove la provincia della BAT ha il triste primato degli incendi con 1073 ettari andati in fumo per i roghi, la provincia di Bari con 346 ettari, Foggia con 254, Taranto con 324 e Lecce con 82. Sono gli effetti di un 2024 che è stato sino ad oggi il più caldo mai registrato sul territorio nazionale con una temperatura di 1,47 gradi superiore alla media storica, secondo una analisi Coldiretti su dati Isac Cnr relativa ai primi sei mesi dell'anno.
Ogni rogo – stima la Coldiretti – pesa sulle tasche dei cittadini per oltre diecimila euro all'ettaro considerando le spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate. Nelle aree bruciate dagli incendi – sottolinea la Coldiretti – saranno impedite tutte le attività umane tradizionali e la scoperta del territorio da parte di appassionati ma viene anche a mancare un importante polmone verde, senza dimenticare i drammatici effetti sul turismo.
Ai problemi causati dal clima anomalo con alte temperature, siccità e vento, si aggiungono peraltro – ricorda la Coldiretti – la disattenzione e il dolo, con il 60% degli incendi che si stima sia causato volontariamente. Proprio per garantire una funzione di controllo e monitoraggio contro i piromani è importante valorizzare il ruolo di sentinelle del territorio svolto dalle imprese agricole – conclude Coldiretti – dando un giusto riconoscimento a chi garantisce una costante presenza, soprattutto nelle zone più interne, che fa da argine anche al dissesto idrogeologico.