Questa è la storia di Francesco... tra disabilità e “malascuola”

Istituto Colasanto: quando i ragazzi sopperiscono le mancanze delle istituzioni

martedì 24 gennaio 2017
A cura di Sara Suriano
C'era una volta Francesco, un ragazzo disabile che non riusciva a trovare una scuola alla sua altezza; e allora i suoi amici gliela costruirono… No, non si tratta di una fiaba ma di una storia vera ambientata proprio ad Andria, nell'istituto superiore "Colasanto".

Questa è la storia di Francesco, un ragazzo disabile che ha trovato nei suoi compagni, gli studenti della IV B, la vera e incondizionata amicizia. E' una storia di solidarietà e amore che nasce dalla necessità di colmare le mancanze delle istituzioni.

Docenti di sostegno nominati in ritardo per effetto della "Buona scuola", nessun educatore per ragazzi non vedenti inviato dalla Provincia e ascensori rotti che non permettono ai disabili di raggiungere i laboratori; queste le problematiche che si trova ad affrontare il diciassettenne, a cui le compagne di classe rispondono con poche remore e prontezza d'animo, anche in virtù dell'indirizzo socio sanitario del loro corso di studio: «Ci siamo sostituite ai suoi insegnanti di sostegno – affermano le studentesse – Abbiamo programmato attività per stimolarlo dal punto di vista tattile, ad esempio con disegni a rilievo con materiali vari; quando dobbiamo salire al secondo piano per le attività di laboratorio a turno restiamo con lui per non lasciarlo solo o adattiamo le attività affinchè possano essere svolte in classe».

Una storia che fa sorridere per la sua dolcezza ma che, ad attenta riflessione, lascia anche l'amaro in bocca. «E' vergognoso che non vengano garantiti i diritti di studio ad uno studente non vedente e con problemi di deambulazione – spiega il preside, Roberto Tarantino - Per non parlare dei docenti che, pur con problematiche di salute e deambulazione, sono costretti a fare ogni giorno su e giù per le scale. Abbiamo fatto per tempo le dovute richieste e le segnalazioni. Abbiamo fatto sentire la nostra voce ma ci vuole orecchio per saperla ascoltare».