Buona Scuola, continua la protesta contro mobilità e assegnazioni provvisorie

"Nastrini rossi": «Troppa confusione e mezze verità. La continuità è un valore al Nord come al Sud»

lunedì 30 gennaio 2017 10.31
Continua la protesta degli insegnanti di "Nastrini rossi" contro la mobilità a cui il decreto Buona Scuola (Legge 107/2015) ha sottoposto i docenti, anche quelli con anni di insegnamento alle spalle.

Se ne è parlato in Parlamento anche il 25 gennaio, quando il Movimento 5 stelle ha sollevato il caso, evidenziando il problema continuità e la posizione del Ministero rispetto all'eventualità di derogare al vincolo provinciale anche per le assegnazioni provvisorie, che così facendo di fatto la nega. «Il 30% di mobilità e il blocco delle assegnazioni provvisorie non sono soluzioni, ma un esasperare le cattive pratiche della "Buona Scuola". Non ci stiamo perché il problema va risolto alla radice e non risiede nei nostri eventuali movimenti. Non ci stiamo perché il regime di straordinarietà generato dalla legge 107 non è ancora concluso: ne sono la testimonianza le storie dolorose».

Vari i miti che "Nastrini rossi" vuole sfatare: «Gli insegnanti non sono troppi, ma troppo pochi e nelle nostre regioni i posti ci sono; altro mito di questi giorni è infatti un Nord che reclama la continuità negata a causa dei professori del Sud che hanno "tagliato la corda". Ma di quale continuità potremmo mai parlare se siamo docenti del Sud e al Nord moltissimi di noi non stanno lavorando perché rientrati in AP? Anche su questo tema si fa molta demagogia: gli alunni delle nostre regioni avrebbero diritto allo stesso trattamento. Quindi perché raccontare mezze verità? In uno degli anni più problematici della scuola italiana, il falso mito della continuità è strumentalmente adoperato per giustificare richieste e scelte scellerate. La continuità non esiste. I vincoli limitano la mobilità tra diverse province ma nulla impedisce i passaggi intraprovinciali. I numeri della mobilità tanto sbandierati includono, in modo molto consistente, anche quella intraprovinciale e si dimentica quasi sempre di dire, oltre questo, che una parte di quei numeri è rappresentato da noi docenti "deportati" dalla riforma, sbattuti in luoghi a caso e che da quei luoghi vorremo sempre tornare, vittime di una non scelta ma rei di avere affidato le nostre sorti allo Stato».

A gran voce "Nastrini rossi" afferma che bloccare i docenti in una provincia non assicura continuità nella stessa classe e che per stabilizzare realmente la scuola bisogna partire da ciò che è già stabile, non creare altre gravi e nuove forme di precarietà, fornendo ad ognuno la possibilità di tornare nella propria terra e rendendo stabile il lavoro dei docenti precari. «Questa soluzione può sembrare troppo semplice ma è reale – afferma no i docenti - Parliamo di posti reali: i posti dell'organico di fatto, sui quali abbiamo lavorato quest'anno con le assegnazioni ed in passato con le supplenze, sono posti reali e ci sono sempre stati, anche quando noi siamo stati trasferiti al nord. Quei posti dovevano essere stabilizzati quando siamo stati assunti noi e stabilizzarli adesso, relegando per noi solo una piccola percentuale, addirittura minore rispetto al passato, rappresenta per noi l'ennesima beffa. Per questo chiediamo che si ponga fine ad una visione retrospettiva della questione: guardiamo al futuro. L'accordo tra Miur e sindacati ha sancito che solo il 30% dei posti dell'organico di diritto del prossimo anno potrà essere riservato ai trasferimenti interprovinciali e questo per la maggior parte di noi significa non ottenere il trasferimento. Un esempio concreto: in Puglia ci sono 3mila e 200 docenti deportati al Nord. Il numero richiesto per la stabilizzazione è di 2 mila e 500 cattedre. Il 30% è 750 cattedre da dividere in tutta la Regione per tutti gli ordini e le classi di concorso. Invece, sul 60% dei posti riservati alle nuove assunzioni verrà stabilizzato nuovo personale che ha conservato il diritto ad essere assunto nel proprio luogo di residenza. Lasciando noi docenti di ruolo ma ormai precari di vita in questa bolgia dannata. Ci chiediamo chi sarà nuovamente danneggiato da questo scenario? Di sicuro i docenti discriminati e deportati grazie alla legge 107 e gli alunni di tutte le regioni del Sud.

La continuità è un valore al Nord come al Sud. I vincoli con cui vogliono negarci le assegnazioni provvisorie (una pratica per fare risparmiare lo Stato) non hanno alcuna reale ragione di esistere ma sono creati per dare una risposta di facciata ad un problema fisiologico, la cui presenza è intrinseca e strutturale. Tre cose sono da sottolineare secondo noi - concludono i "Nastrini rossi" - Dei 75657 mila movimenti interprovinciali almeno 55 mila sono stati obbligatori; gran peso hanno avuto comunque nella mobilità straordinaria di questo anno scolastico le operazioni intraprovinciali; il numero delle assegnazioni provvisorie non è tale da giustificare un blocco delle stesse a favore del mito continuità. A fronte di un organico di fatto che è stato di circa 60mila cattedre non sono giustificabili neppure le posizioni che in esse hanno visto un danno al lavoro precario. La questione è sempre la stessa: i posti ci sono e ci sono per tutti, bisogna lottare perché diventino tutti stabili. Solo così si renderà onore ad una vera condanna del lavoro precario iniziando a risanare il sistema scuola puntando anche sul benessere di chi ci lavora e non solo sulla sua enorme passione».