Bracciante morta ad Andria, gli indagati diventano sette

A tre di loro viene contestato il reato di caporalato

lunedì 26 ottobre 2015 17.07
Si allarga l'inchiesta sulla morte di Paola Clemente, la bracciante agricola 49enne di San Giorgio Ionico deceduta per un malore mentre lavorava in un vigneto di Andria il 13 luglio scorso. La Procura di Trani ha, infatti, notificato altri quattro avvisi di garanzia dopo i primi tre spediti in vista dell'autopsia del 25 agosto scorso, facendo luce sostanzialmente sul reato di 'caporalato'.

I nuovi indagati sono, infatti, il direttore dell'agenzia Inforgroup di Noicattaro che aveva mandato Paola a lavorare in campagna, Pietro Bello, e il ragioniere Gianpietro Marinaro, che rispondono di illecita intermediazione e sfruttamento del lavoro (in altre parole, caporalato); e poi le sorelle Maria Lucia Marinaro e Giovanna Marinaro, che rispondono la prima di truffa ai danni dello Stato e la seconda di concorso in intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. La prima è moglie di Ciro Grassi, il titolare dell'azienda di trasporti tarantina che portava in pullman le braccianti (compresa Paola Clemente) fino ad Andria, indagata per aver fatto risultare giornate fasulle di lavoro nei campi al solo scopo di intascare poi le indennità previdenziali; la seconda, invece, nei campi avrebbe lavorato come 'capo-squadra'.

Dunque reati diversi da quelli di omicidio colposo e omesso controllo di cui rispondono, almeno per ora, Grassi insieme a Salvatore Filippo Zurlo (l'autista del bus che portò Paola Clemente ad Andria) e Luigi Terrone (il titolare dell'azienda Ortofrutta Meridionale di Corato, che aveva ingaggiato le operaie stagionali). Ai quattro nuovi indagati la polizia di Andria ha fatto notificare gli avvisi di garanzia contestualmente ad alcune perquisizioni in case e uffici effettuate nei giorni scorsi.

Al vaglio della Procura – che ha delegato una parte di accertamenti anche alla guardia di finanza di Trani - è pure la posizione di un contabile dell'agenzia interinale, cui si era rivolta l'azienda di Luigi Terrone per ingaggiare Paola e le altre braccianti che erano con lei il 13 luglio. Gli inquirenti ritengono di aver chiarito l'esistenza di un collegamento tra la Inforgroup e gli organizzatori dei trasporti nonché intermediatori tarantini; oltre al fatto che le retribuzione reali delle braccianti erano inferiori di circa il 30 per cento rispetto a quanto dichiarato nelle buste paga.