“Benedizione della gola”: si rinnova ad Andria il suggestivo rito presso la Parrocchia San Francesco d’Assisi
Ieri, nel giorno della memoria liturgica di San Biagio, il rituale con due candele incrociate al collo per immunizzare la gola da qualsiasi infezione
martedì 4 febbraio 2025
Si è rinnovata ieri alle 18:00, presso la Parrocchia San Francesco d'Assisi, nel giorno della memoria liturgica di San Biagio, già compatrono della Diocesi di Andria, il suggestivo rito della "benedizione della gola", compiuto con due candele incrociate.
È opportuno ricordare che, secondo tradizione, bastava apporre un paio di candele incrociate al collo il giorno dopo la solennità di San Biagio, per immunizzare la gola da qualsiasi infezione. Infatti, con riferimento alle notizie biografiche sul Santo rilevabili dall'agiografia dello storico Camillo Tutini (1594 – 1667) che attinse numerose testimonianze tramandate oralmente, si rileva che Biagio fu medico e vescovo di Sebaste in Armenia, il suo martirio avvenne durante le persecuzioni dei Cristiani, intorno al 316, sotto l'imperatore Valerio Licinio (308 – 324). Catturato dai Romani fu picchiato e scorticato vivo con dei pettini di ferro, quelli che venivano usati per cardare la lana e decapitato per aver rifiutato di abiurare la propria fede in Cristo. Si tratta di un Santo molto venerato sia in Occidente che in Oriente. Tra la popolazione il Santo viene ricordato per la guarigione, avvenuta durante il periodo della sua prigionia, di un ragazzo da una lisca di pesce conficcata nella gola. Ecco perché San Biagio viene invocato per la guarigione delle prime vie respiratorie. Rimane, comunque, una figura misteriosa in bilico tra storia e leggenda. La data della sua festa, in origine il 2 febbraio, fu spostata al giorno seguente, tre febbraio, per cedere il posto alla festa della Purificazione di Maria, comunemente detta La Candelora.
Durante la celebrazione di ieri, 3 febbraio 2024, in San Francesco, il Parroco don Gianni Agresti dopo la celebrazione ha rinnovato il suggestivo rito apponendo le candele incrociate alla gola dei fedeli. In Chiesa è esposta la statua del Santo che presenta i simboli delle candele e del pettine per cardare la lana. Inoltre, sono stati simbolicamente distribuiti dei tarallini con la preghiera di San Biagio. Don Gianni Agresti evidenzia come San Biagio sia rappresentato nella tela dell'Altare laterale della Chiesa con il simbolo del suo martirio, il pettine per cardare la lana ed in mano la palma, simbolo del martirio. Questo Altare, viene così descritto dallo storico Mons. Merra "Quello di S. Biagio, di S. Bonaventura, di Sant'Antonio Abate e della Madonna del Carmine, nel 1888, fu fatto di marmo dai devoti del medico, vescovo e martire di Sebaste, S. Biagio". Mentre lo storico Borsella descrive lo stesso altare come segue: "Nel terzo altare la Madonna degli Angioli cui soggiacciono S. Biagio, S. Antonio Abate e S. Bonaventura; la di cui berretta di porpora gli viene presentata da due Serafini nell'ovato S. Bernardino da Siena in abito claustrale, con lunga stola".
Solo da questi cenni si comprende quale scrigno di fede, tradizioni, arte e grande cultura sia l'antica Chiesa di San Francesco come le altre Chiese del Centro Storico.
È opportuno ricordare che, secondo tradizione, bastava apporre un paio di candele incrociate al collo il giorno dopo la solennità di San Biagio, per immunizzare la gola da qualsiasi infezione. Infatti, con riferimento alle notizie biografiche sul Santo rilevabili dall'agiografia dello storico Camillo Tutini (1594 – 1667) che attinse numerose testimonianze tramandate oralmente, si rileva che Biagio fu medico e vescovo di Sebaste in Armenia, il suo martirio avvenne durante le persecuzioni dei Cristiani, intorno al 316, sotto l'imperatore Valerio Licinio (308 – 324). Catturato dai Romani fu picchiato e scorticato vivo con dei pettini di ferro, quelli che venivano usati per cardare la lana e decapitato per aver rifiutato di abiurare la propria fede in Cristo. Si tratta di un Santo molto venerato sia in Occidente che in Oriente. Tra la popolazione il Santo viene ricordato per la guarigione, avvenuta durante il periodo della sua prigionia, di un ragazzo da una lisca di pesce conficcata nella gola. Ecco perché San Biagio viene invocato per la guarigione delle prime vie respiratorie. Rimane, comunque, una figura misteriosa in bilico tra storia e leggenda. La data della sua festa, in origine il 2 febbraio, fu spostata al giorno seguente, tre febbraio, per cedere il posto alla festa della Purificazione di Maria, comunemente detta La Candelora.
Durante la celebrazione di ieri, 3 febbraio 2024, in San Francesco, il Parroco don Gianni Agresti dopo la celebrazione ha rinnovato il suggestivo rito apponendo le candele incrociate alla gola dei fedeli. In Chiesa è esposta la statua del Santo che presenta i simboli delle candele e del pettine per cardare la lana. Inoltre, sono stati simbolicamente distribuiti dei tarallini con la preghiera di San Biagio. Don Gianni Agresti evidenzia come San Biagio sia rappresentato nella tela dell'Altare laterale della Chiesa con il simbolo del suo martirio, il pettine per cardare la lana ed in mano la palma, simbolo del martirio. Questo Altare, viene così descritto dallo storico Mons. Merra "Quello di S. Biagio, di S. Bonaventura, di Sant'Antonio Abate e della Madonna del Carmine, nel 1888, fu fatto di marmo dai devoti del medico, vescovo e martire di Sebaste, S. Biagio". Mentre lo storico Borsella descrive lo stesso altare come segue: "Nel terzo altare la Madonna degli Angioli cui soggiacciono S. Biagio, S. Antonio Abate e S. Bonaventura; la di cui berretta di porpora gli viene presentata da due Serafini nell'ovato S. Bernardino da Siena in abito claustrale, con lunga stola".
Solo da questi cenni si comprende quale scrigno di fede, tradizioni, arte e grande cultura sia l'antica Chiesa di San Francesco come le altre Chiese del Centro Storico.