Barchetta, Marmo e Del Giudice: “Ad Andria, una via per Sergio Ramelli!”
Un Ordine del Giorno è stato presentato nei giorni scorsi
martedì 29 aprile 2025
14.22
Un Ordine del Giorno, col quale "si impegna il Sindaco e la Giunta ad attivare tutte le procedure amministrative necessarie ad onorare la memoria di Sergio Ramelli, a 50 anni dalla sua morte, attraverso l'intitolazione con il suo nome di una strada, parco o giardino della città di Andria": è quello sottoscritto dal consigliere comunale di Fratelli d'Italia Andrea Barchetta e dai consiglieri comunali Nino Marmo e Luigi Del Giudice del Movimento Pugliese.
«Ramelli - spiegano i proponenti - studente dell'Itis di Milano aveva da poco aderito al Fronte della Gioventù quando - dopo aver espresso in un tema scolastico una condanna verso le Brigate rosse - fu prima messo all'indice nella sua scuola, poi bersaglio di pesanti intimidazioni assieme alla sua famiglia e infine brutalmente aggredito a colpi di chiavi inglesi sotto casa da militanti di estrema sinistra. Morì dopo 48 giorni di agonia, poco prima di compiere 19 anni. Per oltre un decennio le aggressioni a colpi di chiave inglese ai «nemici» interni ed esterni, gli attacchi dinamitardi e le violenze fisiche e psicologiche furono una pratica sistematica e diffusa da parte dell'antifascismo militante. Diversi furono i colpevoli, tanti i conniventi e gli omertosi. Grande, inoltre, fu l'operazione di rimozione che buona parte della società italiana ha nel tempo attuato. Intendiamo non solo ricordare la storia di Sergio che ancora non trova pace, ma ricordare la necessità di una riconciliazione nazionale che si basi su una storia riconosciuta e condivisa. Sergio, ragazzo mite, giovane come tanti, pagò con la vita il coraggio di esporre le proprie idee. Nessuno deve più subire a scuola, nelle università o altrove ostracismo, violenze ed emarginazione, che albergano ancora oggi nella nostra società».
«Ramelli - spiegano i proponenti - studente dell'Itis di Milano aveva da poco aderito al Fronte della Gioventù quando - dopo aver espresso in un tema scolastico una condanna verso le Brigate rosse - fu prima messo all'indice nella sua scuola, poi bersaglio di pesanti intimidazioni assieme alla sua famiglia e infine brutalmente aggredito a colpi di chiavi inglesi sotto casa da militanti di estrema sinistra. Morì dopo 48 giorni di agonia, poco prima di compiere 19 anni. Per oltre un decennio le aggressioni a colpi di chiave inglese ai «nemici» interni ed esterni, gli attacchi dinamitardi e le violenze fisiche e psicologiche furono una pratica sistematica e diffusa da parte dell'antifascismo militante. Diversi furono i colpevoli, tanti i conniventi e gli omertosi. Grande, inoltre, fu l'operazione di rimozione che buona parte della società italiana ha nel tempo attuato. Intendiamo non solo ricordare la storia di Sergio che ancora non trova pace, ma ricordare la necessità di una riconciliazione nazionale che si basi su una storia riconosciuta e condivisa. Sergio, ragazzo mite, giovane come tanti, pagò con la vita il coraggio di esporre le proprie idee. Nessuno deve più subire a scuola, nelle università o altrove ostracismo, violenze ed emarginazione, che albergano ancora oggi nella nostra società».