Assolti con formula piena un ex Carabiniere ed un ingegnere

«Il fatto non sussiste» dice il Tribunale di Trani per appalti nel cimitero di Andria

sabato 27 giugno 2015 10.26
A cura di Stefano Massaro
«Il fatto non sussiste» dice il Tribunale di Trani per una vicenda legata ad appalti nel cimitero di Andria. Sono stati assolti con formula piena, dunque, un ex luogotenente dei Carabinieri di Andria, Antonio Romanazzi e l'ingegnere Gianfranco Zinfollino, accusati dalla Procura di Trani a vario titolo ed in concorso tra loro, di abuso d'ufficio, calunnia e diffamazione. Ora si attendono le motivazioni della sentenza che saranno depositate entro 90 giorni. La difesa dei due imputati, composta rispettivamente dall'Avv. Francesco Addati e dall'Avv. Antonio Del Giudice, ha puntato su differenti profili istruttori tra cui quello che avrebbe previsto proprio una delega della Procura, per il Carabiniere Romanazzi, a svolgere interrogatori su vicende legate ai lavori nel cimitero di Andria.

La vicenda parte nel 2007 e si è basata sull'accusa mossa dalla Procura, invece, che i due avrebbero messo in atto azioni per estromettere dal «project financing» per l'ampliamento del Cimitero di Andria, l'impresa edile andriese Cogest di Riccardo Di Matteo. L'azienda Cogest, infatti, era stata incaricata dalla Italstudi, con progettista Zinfollino, di eseguire i lavori, ma nel giorno della vigilia di Natale del 2007 i Carabineri, denunciano Di Matteo per una presunta estorsione ai danni dell'ingegnere. Da qui una contro denuncia, nel 2008, da parte dello stesso Di Matteo. In particolare, infatti, il luogotenente Romanazzi avrebbe convocato autonomamente i vertici del consorzio che aveva avuto in appalto i lavori per "screditare" lo stesso Di Matteo in favore di Zinfollino. Base d'accusa che secondo il Tribunale di Trani, tuttavia, in primo grado non ha ragione d'esistere.