Asili nido a rischio chiusura dopo taglio fondi PNRR. Sindaco Bruno: “Sud penalizzato. Pronti alla protesta”
La vicenda è oggetto anche di una interrogazione parlamentare che sarà presentata nelle prossime settimane
giovedì 31 ottobre 2024
5.24
Diritto ai servizi all'infanzia. Sale la preoccupazione per la possibile chiusura degli asili nido costruiti con i Fondi PNRR.
«Per via dei tagli ai fondi gestione i tre quarti degli asili realizzati con i fondi del Piano di ripresa e resilienza rischiano di rimanere chiusi – spiega il Sindaco di Andria, avv. Giovanna Bruno, Presidente ALI Puglia e Vicepresidente nazionale ALI - La vicenda è stata portata alla luce da alcuni giornalisti che stanno seguendo l'evoluzione di un tema scottante che ancora una volta vede penalizzato il Sud, i bambini del Sud e le mamme e le famiglie del Meridione. Stiamo assistendo ad una vera e propria truffa, giustificata con la Legge di Bilancio 2025. La legge di Bilancio 2022 (art. 1 comma 172), infatti, fissava al 33% su base locale la disponibilità di posti con l'obiettivo di rimuovere gli squilibri territoriali nell'erogazione del servizio di asilo nido. Una misura con cui per la prima volta in Italia si definiva finalmente un Lep (Livello essenziale di prestazione) e lo si finanziava gradualmente in cinque anni.
Ebbene, in uno degli allegati al Piano strutturale di bilancio è scritto che il diritto all'asilo nido non sarà più pari al 33% a livello nazionale, ma del 15% a livello regionale. Un taglio che allargherà il divario fra Nord e Sud.
Non possiamo accettare una beffa tale. I Comuni, ed i Comuni del Sud Italia in particolare, hanno investito molto nel PNRR, avendo intravisto in esso un modo per provare a rialzarsi dopo la batosta mortale del Covid. Ebbene, noi Amministrazioni abbiamo subito individuato i gap che la stessa pandemia aveva esasperato. Proprio nel diritto ai Servizi all'Infanzia molte famiglie avevano sperato, perché questo significava ampliare l'offerta sul territorio in termini di prestazioni per i piccoli. Conosciamo bene il periodo di grave crisi demografica che stiamo attraversando e non è certamente questo il modo per incentivare le famiglie a pensare ad un progetto di genitorialità. Noi sindaci siamo pronti alla protesta».
La vicenda è oggetto anche di una interrogazione parlamentare che sarà presentata nelle prossime settimane.
«Per via dei tagli ai fondi gestione i tre quarti degli asili realizzati con i fondi del Piano di ripresa e resilienza rischiano di rimanere chiusi – spiega il Sindaco di Andria, avv. Giovanna Bruno, Presidente ALI Puglia e Vicepresidente nazionale ALI - La vicenda è stata portata alla luce da alcuni giornalisti che stanno seguendo l'evoluzione di un tema scottante che ancora una volta vede penalizzato il Sud, i bambini del Sud e le mamme e le famiglie del Meridione. Stiamo assistendo ad una vera e propria truffa, giustificata con la Legge di Bilancio 2025. La legge di Bilancio 2022 (art. 1 comma 172), infatti, fissava al 33% su base locale la disponibilità di posti con l'obiettivo di rimuovere gli squilibri territoriali nell'erogazione del servizio di asilo nido. Una misura con cui per la prima volta in Italia si definiva finalmente un Lep (Livello essenziale di prestazione) e lo si finanziava gradualmente in cinque anni.
Ebbene, in uno degli allegati al Piano strutturale di bilancio è scritto che il diritto all'asilo nido non sarà più pari al 33% a livello nazionale, ma del 15% a livello regionale. Un taglio che allargherà il divario fra Nord e Sud.
Non possiamo accettare una beffa tale. I Comuni, ed i Comuni del Sud Italia in particolare, hanno investito molto nel PNRR, avendo intravisto in esso un modo per provare a rialzarsi dopo la batosta mortale del Covid. Ebbene, noi Amministrazioni abbiamo subito individuato i gap che la stessa pandemia aveva esasperato. Proprio nel diritto ai Servizi all'Infanzia molte famiglie avevano sperato, perché questo significava ampliare l'offerta sul territorio in termini di prestazioni per i piccoli. Conosciamo bene il periodo di grave crisi demografica che stiamo attraversando e non è certamente questo il modo per incentivare le famiglie a pensare ad un progetto di genitorialità. Noi sindaci siamo pronti alla protesta».
La vicenda è oggetto anche di una interrogazione parlamentare che sarà presentata nelle prossime settimane.