Arcigay Bat: «Nel 2014 cerchiamo di debellare l’omofobia»
Lettera aperta alle istituzioni per salutare il 2013
venerdì 3 gennaio 2014
10.19
Il 2013 appena conclusosi è stato un anno importante anche dal punto di vista sociale. Tanto si è lottato per la difesa dei diritti della comunità LGBTQI, e la vetrina del Gay Pride di Barletta è stata un'occasione importante per aprire una finestra sulle necessità di una realtà in costante crescita. Per il 2014, l'Arcigay Bat, che ha da poco salutato il suo presidente Michele Antolini (il suo posto è stato occupato pro tempore da Vincenzo Gallo), si auspica una collaborazione ancora più fruttuosa tra l'associazione e le istituzioni del territorio.
«Riteniamo sovrabbondante enucleare la complicata congiuntura con la quale si apre questo 2014: la crisi economica ha colpito in maniera pronunciata anche il Meridione, un'altissima percentuale di giovani e anche di meno giovani si trova priva di un'occupazione. Tuttavia, questa premessa costituisce anche una tautologica risposta a coloro i quali, ogniqualvolta viene riesumato dai media il dibattito sui diritti civili, insistono col dire che ci sono altre priorità, come se la comunità lgbtqi fosse rimasta esentata dagli effetti prodotti dalla crisi economica. Anche molti cittadini omosessuali, lesbiche, transgender, ecc. al momento sono privi di occupazione o si trovano in una situazione di forte disagio economico, ma questi soggetti a differenza di quelli eterosessuali non godono della pienezza dei diritti. Allo stato attuale nel 2014 e alla pari con la sola Irlanda se si considera l'Europa occidentale non esiste ancora una legge contro l'omofobia (a tal proposito, ci auguriamo che al Senato venga soppresso il vergognoso subemendamento Gitti-Verini che renderebbe parzialmente vacua l'applicazione di tale decreto), non esiste una legislazione che contempli una forma di unione civile tra persone dello stesso sesso e naturalmente non sono possibili le adozioni, laddove alcuni Paesi notoriamente cattolicissimi come la Spagna e soprattutto la Francia sono riusciti a spuntarla nonostante la forte opposizione di alcune frange estremiste, a dimostrazione che lo Stato deve garantirsi laico. Siamo in fortissimo ritardo con il resto d'Europa e i nostri piccoli sforzi rischiano di allinearci con i Paesi orientali del vecchio continente qualora una consistente fetta della scena politica dovesse rimanere silente di fronte ai bisogni della comunità LGBTQI italiana.
In primis occorre debellare la piaga dell'omofobia: a partire da questo 2014 non vorremmo più sentire sulle cronache locali (e naturalmente nazionali) del tentato suicidio da parte di ragazzini canzonati a scuola o tenuti segregati in casa dalla famiglia per via del proprio orientamento. La collaborazione con le scuole in questa direzione sarà determinante. Ai Comuni e alle Province verrà proposta l'adesione alla rete Re.A.DY, così come tentato in una prima battuta con l'Amministrazione Comunale di Barletta nel corso di un incontro con le Commissioni Consiliari.In secondo luogo occorrerà estendere al resto della provincia l'esempio di San Ferdinando di Puglia in merito alle unioni civili. Sarebbe un gran bel segnale di civiltà organizzare degli eventi o degli incontri in sinergia con le amministrazioni comunali di quei paesi che sono rimasti finora ai margini dell'attivismo lgbtqie, in modo tale da poter intercettare un'utenza che vorrebbe lottare per i propri diritti o che per una anacronistica ma ancora diffusa "cultura della vergogna" non si sente ancora libera di potersi esprimere. Con questa lettera il comitato provinciale Arcigay Bat "Le mine vaganti" vuole dunque porgere alle istituzioni presenti sul territorio pugliese gli auguri più sinceri di un proficuo operato per il bene dei cittadini e di una fruttuosa collaborazione con la nostra associazione».
«Riteniamo sovrabbondante enucleare la complicata congiuntura con la quale si apre questo 2014: la crisi economica ha colpito in maniera pronunciata anche il Meridione, un'altissima percentuale di giovani e anche di meno giovani si trova priva di un'occupazione. Tuttavia, questa premessa costituisce anche una tautologica risposta a coloro i quali, ogniqualvolta viene riesumato dai media il dibattito sui diritti civili, insistono col dire che ci sono altre priorità, come se la comunità lgbtqi fosse rimasta esentata dagli effetti prodotti dalla crisi economica. Anche molti cittadini omosessuali, lesbiche, transgender, ecc. al momento sono privi di occupazione o si trovano in una situazione di forte disagio economico, ma questi soggetti a differenza di quelli eterosessuali non godono della pienezza dei diritti. Allo stato attuale nel 2014 e alla pari con la sola Irlanda se si considera l'Europa occidentale non esiste ancora una legge contro l'omofobia (a tal proposito, ci auguriamo che al Senato venga soppresso il vergognoso subemendamento Gitti-Verini che renderebbe parzialmente vacua l'applicazione di tale decreto), non esiste una legislazione che contempli una forma di unione civile tra persone dello stesso sesso e naturalmente non sono possibili le adozioni, laddove alcuni Paesi notoriamente cattolicissimi come la Spagna e soprattutto la Francia sono riusciti a spuntarla nonostante la forte opposizione di alcune frange estremiste, a dimostrazione che lo Stato deve garantirsi laico. Siamo in fortissimo ritardo con il resto d'Europa e i nostri piccoli sforzi rischiano di allinearci con i Paesi orientali del vecchio continente qualora una consistente fetta della scena politica dovesse rimanere silente di fronte ai bisogni della comunità LGBTQI italiana.
In primis occorre debellare la piaga dell'omofobia: a partire da questo 2014 non vorremmo più sentire sulle cronache locali (e naturalmente nazionali) del tentato suicidio da parte di ragazzini canzonati a scuola o tenuti segregati in casa dalla famiglia per via del proprio orientamento. La collaborazione con le scuole in questa direzione sarà determinante. Ai Comuni e alle Province verrà proposta l'adesione alla rete Re.A.DY, così come tentato in una prima battuta con l'Amministrazione Comunale di Barletta nel corso di un incontro con le Commissioni Consiliari.In secondo luogo occorrerà estendere al resto della provincia l'esempio di San Ferdinando di Puglia in merito alle unioni civili. Sarebbe un gran bel segnale di civiltà organizzare degli eventi o degli incontri in sinergia con le amministrazioni comunali di quei paesi che sono rimasti finora ai margini dell'attivismo lgbtqie, in modo tale da poter intercettare un'utenza che vorrebbe lottare per i propri diritti o che per una anacronistica ma ancora diffusa "cultura della vergogna" non si sente ancora libera di potersi esprimere. Con questa lettera il comitato provinciale Arcigay Bat "Le mine vaganti" vuole dunque porgere alle istituzioni presenti sul territorio pugliese gli auguri più sinceri di un proficuo operato per il bene dei cittadini e di una fruttuosa collaborazione con la nostra associazione».