Archivio di Genere dell'Università di Bari: due anni di attività
Prof.ssa Taronna: «Una felice collaborazione tra diverse realtà»
lunedì 7 dicembre 2015
11.17
È nato all'interno dell'Università di Bari, ormai da due anni, l'Archivio di Genere una realtà innovativa per l'orizzonte culturale pugliese: un Archivio di Genere, infatti, mira a valorizzare un patrimonio documentario spesso non adeguatamente evidenziato e approfondito. Il progetto parte da una felice collaborazione tra il Centro di Documentazione e Cultura delle Donne di Bari e l'Università degli studi di Bari, in particolare l'ex Dipartimento di Linguistica, Letteratura e Filologia Moderna, oggi in gran parte confluito nel Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione, e ha raggiunto la sua concreta realizzazione grazie al contributo economico finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia.
«L'archivio di genere nasce in maniera trasversale grazie alla sintonia con il centro di Documentazione Culturale delle Donne di Bari - afferma la prof. Taronna - un'associazione di donne che dagli anni ottanta lavora ad un progetto culturale legato al recupero della memoria storica delle donne, quindi storie, scritti di donne più o meno note con l'obiettivo di far emergere questa specificità. L'Archivio di Genere è diventato un luogo fisico dove in realtà si può prendere visione di materiali preziosissimi e prevalentemente provengono da donazioni di soggetti singoli o privati ed associazioni che hanno deciso di regalare materiali relegati nelle cantine e abbandonati che raccontano storie di donne dall'età moderna a quella contemporanea. L'Archivio di Genere - spiega la Taronna - oggi sostiene anche questo interessante progetto di Antonio Caradonio che con il suo romanzo "Petali di Rose" riesce a portare alla luce un personaggio interessantissimo come quello di Rose Montmasson, restituendo legittimità ad una donna, ad una identità di genere che è stata silenziata ed offuscata da quella forza politica che era suo marito Francesco Crispi. Un libro che rientra in un progetto culturale che l'Archivio di Genere cerca di promuovere attraverso diversi canali, quali la realizzazione di visite guidate per le scuole. Abbiamo ricevuto già diverse classi accompagnate dai propri docenti con percorsi di lettura guidata di testi, romanzi, narrazioni brevi di donne scrittrici che non sono state canonizzate, quindi - conclude - c'è questo lavoro di riscoperta che è sempre appassionante».
«L'archivio di genere nasce in maniera trasversale grazie alla sintonia con il centro di Documentazione Culturale delle Donne di Bari - afferma la prof. Taronna - un'associazione di donne che dagli anni ottanta lavora ad un progetto culturale legato al recupero della memoria storica delle donne, quindi storie, scritti di donne più o meno note con l'obiettivo di far emergere questa specificità. L'Archivio di Genere è diventato un luogo fisico dove in realtà si può prendere visione di materiali preziosissimi e prevalentemente provengono da donazioni di soggetti singoli o privati ed associazioni che hanno deciso di regalare materiali relegati nelle cantine e abbandonati che raccontano storie di donne dall'età moderna a quella contemporanea. L'Archivio di Genere - spiega la Taronna - oggi sostiene anche questo interessante progetto di Antonio Caradonio che con il suo romanzo "Petali di Rose" riesce a portare alla luce un personaggio interessantissimo come quello di Rose Montmasson, restituendo legittimità ad una donna, ad una identità di genere che è stata silenziata ed offuscata da quella forza politica che era suo marito Francesco Crispi. Un libro che rientra in un progetto culturale che l'Archivio di Genere cerca di promuovere attraverso diversi canali, quali la realizzazione di visite guidate per le scuole. Abbiamo ricevuto già diverse classi accompagnate dai propri docenti con percorsi di lettura guidata di testi, romanzi, narrazioni brevi di donne scrittrici che non sono state canonizzate, quindi - conclude - c'è questo lavoro di riscoperta che è sempre appassionante».