“Angosciati ti cercavamo...” tra smarrimento e ritrovamento

Riflessione di don Ettore Lestingi, presidente della Commissione Liturgica diocesana

martedì 30 maggio 2023
La devozione alla Madonna dell'Altomare costituisce una ricchezza inestimabile della "spiritualità popolare" della gente della nostra Città. Dico gente, perché tale devozione non solo coinvolge i pochi ancora contrassegnati dall'etichetta cristiana, ma anche i molti, e sono tanti, slegati da ogni forma di appartenenza ecclesiale. Perchè tutti abbiamo bisogno di una Madre. Il fiume che attraversa le vie della nostra Città in occasione della Processione, strada facendo si gonfia sempre di più provocando straripamenti di speranza… Strade non solo macchiate di cera caduta dalle candele devozionali, ma inondate anche dalle lacrime di uomini e donne, giovani e anziani la cui esistenza è sospesa "sul filo di un rasoio".

In un tempo fortemente segnato dal crepuscolo della religione ufficiale, tale devozione narra di una fede personale, che non significa individualistica o "fai da te", ma ormai lontana da forme, riti e linguaggi che, nella loro ripetitività, sono diventati tristi. Ma la spiritualità popolare per resistere all'impatto dell'indifferenza alla dimensione religiosa della vita, ha bisogno di essere rimotivata al suo interno, con una ricaduta sulla vita personale e sociale. Dall'esperienza cultuale deve scaturire un impegno culturale.

Ripensando alla devozione alla Madonna dell'Altomare, sappiamo che essa storicamente nasce da due eventi prodigiosi, lontani nel tempo, ma che hanno in comune come beneficiari due bambine… Una salvata dalle acque contenute in un pozzo, dove era caduta e retta da una Madre, ritrovata dopo tre giorni di smarrimento. (1598) L'altra guarita da un olio benedetto durante la peste del 1700. Entrambi eventi tristi, che parlano di angoscia per lo smarrimento e di gioia del ritrovamento. Balza così alla nostra mente e al nostro cuore l'evento narrato dai Vangeli dell'infanzia dello smarrimento e ritrovamento di Gesù, e dell'angosciosa e angosciante ricerca dei suoi genitori. Cosa può dire a noi tutto questo e quale impegno ne potrebbe scaturire? Penso che la Madonna con tali prodigi ci sollecita ad operare a favore e a sostegno dell'infanzia violata e a curare l'angoscia di genitori incapaci di gestire i vari momenti o eventi di smarrimento dei loro figli.

Un impegno dunque culturale che nasce non da una ideologia ma da una devozione cultuale. In pratica:
1. Accendere i riflettori sulla questione annosa e dolorosa del rapimento dei bambini. In Italia sono circa 6.000 bambini scomparsi. E Andria è ancora colpita dalla tristissima vicenda della indimenticabile Graziella Mansi (Agosto 2000).
2. La dispersione scolastica, sempre più crescente perché in calo è la considerazione dell'importanza della cultura.
3. La difficoltà comunicativa tra le generazioni resa più penosa soprattutto nella preadolescenza: i famosi 12 anni che da sempre costituiscono un prima e un dopo.
4. L'educazione ad una affettività equilibrata.
5. Il fenomeno del bullismo che miete vittime.
6. Bambini violati e quindi violenti.

Alcune questioni che seriamente possono essere oggetto di riflessione e ambiti da abitare, in quanto pozzi in cui molti dei nostri bambini e ragazzi possono cadere con il rischio di perdersi per sempre. Ma se c'è una Madre, in questo caso la Chiesa, che si prende cura dell'infanzia violata, anche se in alto mare come naufraghi troveranno sempre una tavola di salvezza. Potrebbe nascere una Associazione denominata "Il Pozzo dell'Altomare".