Andriesi aggrediti a Barletta, "Cara Serena riprenditi presto e torna a lottare per i tuoi ideali"

La sindaca torna sulle aggressione degli ultimi giorni che hanno visti protagonisti giovani della nostra città

giovedì 13 aprile 2023 14.09
«Mentre ero ai piedi del nostro bellissimo Castel del Monte, per i 171 anni dalla fondazione della Polizia di Stato, passavo in rassegna le tante divise di donne e uomini dello Stato, di vari corpi armati, di diverso rango professionale e pensavo che a loro, un po' come spesso accade con il sindaco, ricorriamo sempre e comunque invocando più sicurezza, più presenza, più controlli, più severità, più azioni repressive.
Purtroppo questo è il frutto della paura che abbiamo, di fronte ad episodi che irrompono nella nostra quotidianità, spesso lasciandoci senza parole.
Pensavo a Giovanni, giovane della nostra città aggredito senza motivo la sera del venerdì santo». Lo scrive in un post su facebook la sindaca di Andria, Giovanna Bruno.
«Ho pensato a Luca, a Serena: altri giovani nostri concittadini aggrediti a Barletta, sempre il venerdì santo, sempre senza un motivo.
Serena...sono stata in ospedale a trovarla. Sentimenti misti ad incredulità e rabbia. Una ragazza così vitale e forte, pronta a difendere chi è in difficoltà, una carissima ragazza, figlia di amici che erano lì, ai piedi del suo letto, a guardarla nel silenzio in cui lo spavento e un intervento per frattura del setto nasale l'hanno relegata, tra sofferenza fisica e sbigottimento.
Anche lei, che ha scelto di indossare una divisa che serve con rigore e passione, è stata travolta dalla furia umana.
Davvero, ti cadono le braccia.
Chiediamo con forza il potenziamento degli organici delle forze dell'ordine, lo facciamo tutti, costantemente: sindaci, procuratore della repubblica, prefetto, questore, tutti.
Ma mentre siamo in attesa che qualcuno ascolti il nostro grido di aiuto, mi soffermo a riflettere: basta avere più uomini per le strade per contrastare queste storie che tristemente si ripetono, un po' ovunque?
Non credo. Servono, eccome.
Ma serve anche una fortissima presa di coscienza da parte di tutti. Servono percorsi di prevenzione. Di legalità.
Torno, come spesso faccio, sulle famiglie, chiamata io stessa in causa in quanto genitore: primo luogo di educazione, di controllo, di guida. Le famiglie non possono essere terra di nessuno. Così roviniamo i nostri figli. E poi chiediamo ad altri di intervenire per porre rimedio.
Poi le istituzioni: tutte. Ognuna deve fare la sua parte. Anche qui, chiamo me stessa in causa in quanto primo cittadino, lungi dal praticare lo sport di scaricare responsabilità su altri.
Ciao Serena cara, riprenditi presto e torna a sorridere e a lottare per i tuoi ideali.
Come Giovanni, come qualunque altro figlio di queste nostre città.
A cui porgiamo le scuse per quanto avremmo potuto fare e non abbiamo fatto per proteggerli. A cui portiamo il nostro grazie per aver denunciato, perché non è sempre scontato. A cui facciamo giungere la vicinanza alle loro famiglie, affinché non si sentano sole.
Contrastiamo la violenza e il degrado. Tutti».