Ambiente cittadino, Montepulciano: "I lecci comunali e i 4 lecci di Villa Bonomo"
Dallo storico rappresentante dell'ecologismo del territorio, una attenta riflessione sul verde cittadino
domenica 25 agosto 2019
"I lecci comunali e i 4 lecci di Villa Bonomo", dell'ecologista ed ex presidente del WWF Andria, Nicola Montepulciano
"Come riferito dal Servizio Verde Pubblico, per tentare di salvare i lecci comunali infestati e portati a deperimento da due specie di cocciniglie (una è la Nidularia pulvinata?) si sta procedendo a potature molto drastiche. Sin qui nulla da eccepire. In città si piantano prevalentemente "alberi da ombra" e in base alle zone scelte si piantano quelle ritenute più idonee.
Querce, magnolie, tigli, pini non vanno mai piantati sui marciapiedi con case e scuole a 4- 5 metri, bensì nei parchi, ville, giardini di vasta estensione e distanziati di 13-14 metri l'un l'altro, altrimenti i rami entrano in conflitto provocandosi danni e asfissia (nelle parti conflittuali) con il rischio di reciproco indebolimento ed esposizione a malattie. Sui marciapiedi, purché abbastanza ampi, si possono mettere a dimora alberi che non superino 5-6 metri di altezza e anche questi richiedono il loro "spazio vitale" che è di circa 9 metri fra uno e l'altro. In questo modo non si è costretti a potature che "stressano", logorano gli alberi e facilitano gli attacchi di parassiti. Gli alberi da ombra non si potano mai, se non per "rimonda del secco", eliminare rami deperenti, pericolosi.
Non ricordo mai esserci stati simili disastri a carico dei lecci, ma l'avvento di assessori incompetenti che ordinavano ogni anno potature scriteriate su diversi alberi (sagomature, cimature, interventi in periodo di nidificazione, etc.), ha ridotto la resistenza e resilienza dei lecci. Questi furono messi a dimora nei primi anni del '900 sui marciapiedi e a brevissima distanza uno dall'altro. Gravissimi errori che costringono ad intervenire con potature più o meno insensate. Accanto a questo "stress " iniziale permanente si devono aggiungere altri fattori di precarietà: scarichi di auto, illuminazione notturna, insetticidi ed altro, ma il danno più grave è prodotto dalla potatura. Questo lo possiamo rilevare da un confronto. Perché i 4 lecci che dimorano nella Villa Bonomo (ma anche quello di piazza Catuma ) sono vigorosissimi, sanissimi, enormi, donandoci uno straordinario spettacolo? Sono molto vicini a quelli comunali di corso Cavour colpiti da due specie di cocciniglie ed avrebbero dovuto subire gli stessi danni. Invece no. Hanno spazio, non sono stati mai potati o quanto meno da moltissimi anni e per questo sono resistenti agli attacchi di parassiti. Speriamo che nessuno li tocchi mai.
Da ciò consegue che è opportuno diradare, perciò qualche leccio che non ha tratto giovamento dalle cure, rimanendo malandato, sia eliminato e non più sostituito così da creare più spazio fra un leccio e l'altro e non vi sarà motivo per potare ogni anno, altrimenti il problema potrebbe ripresentarsi costringendo a spendere soldi inutilmente. Vi sono esempi su corso Cavour di lecci eliminati e, giustamente, non più sostituiti. Ma pure lecci piantati a 4 m di distanza dall'altro che crescono male, malattia o non malattia e vanno eliminati. Bisogna riparare, seppur gradualmente, agli errori del passato onde ottenere validi ecoservizi e sensibili risparmi economici. Sono pronto a qualsivoglia dimostrazione sul campo e con chiunque", conclude il suo intervento l'ecologista Nicola Montepulciano.
"Come riferito dal Servizio Verde Pubblico, per tentare di salvare i lecci comunali infestati e portati a deperimento da due specie di cocciniglie (una è la Nidularia pulvinata?) si sta procedendo a potature molto drastiche. Sin qui nulla da eccepire. In città si piantano prevalentemente "alberi da ombra" e in base alle zone scelte si piantano quelle ritenute più idonee.
Querce, magnolie, tigli, pini non vanno mai piantati sui marciapiedi con case e scuole a 4- 5 metri, bensì nei parchi, ville, giardini di vasta estensione e distanziati di 13-14 metri l'un l'altro, altrimenti i rami entrano in conflitto provocandosi danni e asfissia (nelle parti conflittuali) con il rischio di reciproco indebolimento ed esposizione a malattie. Sui marciapiedi, purché abbastanza ampi, si possono mettere a dimora alberi che non superino 5-6 metri di altezza e anche questi richiedono il loro "spazio vitale" che è di circa 9 metri fra uno e l'altro. In questo modo non si è costretti a potature che "stressano", logorano gli alberi e facilitano gli attacchi di parassiti. Gli alberi da ombra non si potano mai, se non per "rimonda del secco", eliminare rami deperenti, pericolosi.
Non ricordo mai esserci stati simili disastri a carico dei lecci, ma l'avvento di assessori incompetenti che ordinavano ogni anno potature scriteriate su diversi alberi (sagomature, cimature, interventi in periodo di nidificazione, etc.), ha ridotto la resistenza e resilienza dei lecci. Questi furono messi a dimora nei primi anni del '900 sui marciapiedi e a brevissima distanza uno dall'altro. Gravissimi errori che costringono ad intervenire con potature più o meno insensate. Accanto a questo "stress " iniziale permanente si devono aggiungere altri fattori di precarietà: scarichi di auto, illuminazione notturna, insetticidi ed altro, ma il danno più grave è prodotto dalla potatura. Questo lo possiamo rilevare da un confronto. Perché i 4 lecci che dimorano nella Villa Bonomo (ma anche quello di piazza Catuma ) sono vigorosissimi, sanissimi, enormi, donandoci uno straordinario spettacolo? Sono molto vicini a quelli comunali di corso Cavour colpiti da due specie di cocciniglie ed avrebbero dovuto subire gli stessi danni. Invece no. Hanno spazio, non sono stati mai potati o quanto meno da moltissimi anni e per questo sono resistenti agli attacchi di parassiti. Speriamo che nessuno li tocchi mai.
Da ciò consegue che è opportuno diradare, perciò qualche leccio che non ha tratto giovamento dalle cure, rimanendo malandato, sia eliminato e non più sostituito così da creare più spazio fra un leccio e l'altro e non vi sarà motivo per potare ogni anno, altrimenti il problema potrebbe ripresentarsi costringendo a spendere soldi inutilmente. Vi sono esempi su corso Cavour di lecci eliminati e, giustamente, non più sostituiti. Ma pure lecci piantati a 4 m di distanza dall'altro che crescono male, malattia o non malattia e vanno eliminati. Bisogna riparare, seppur gradualmente, agli errori del passato onde ottenere validi ecoservizi e sensibili risparmi economici. Sono pronto a qualsivoglia dimostrazione sul campo e con chiunque", conclude il suo intervento l'ecologista Nicola Montepulciano.