Alla parrocchia S. Maria Vetere la reliquia del Beato Giacomo da Bitetto

Dal 29 gennaio al 6 febbraio. Organizzato un programma di celebrazioni che partirà con la liturgia di accoglienza della reliquia

giovedì 27 gennaio 2022
La reliquia del Beato Giacomo da Bitetto fa tappa nella parrocchia di Santa Maria Vetere ad Andria dal 29 gennaio al 6 febbraio 2022. Per questo motivo, il parroco Padre Rocco Iacovelli e i responsabili parrocchiali hanno organizzato un programma di celebrazioni, che avranno inizio il 29 gennaio 2022 alle ore 18:30 con la liturgia di accoglienza della Reliquia e a seguire alle ore 19:00 la solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da fra Antonio Cifaratti, rettore del Santuario di Bitetto. Ultimo appuntamento sarà il pellegrinaggio al santuario di Bitetto il 6 febbraio. In allegato il programma completo.

LA STORIA DEL BEATO

Giacomo Varingez, il Beato da Bitetto, detto anche 'Illirico' da Illiria, l'antica provincia romana che includeva la sua terra d'origine, nacque a Zara nei primi del '400. Suoi genitori, secondo la tradizione, furono Beatrice e Leonardo Varingez che lo educarono secondo principi cristiani. Il passaggio di Giacomo in Puglia fu favorito dalla circostanza di alcuni signori mercanti del suo paese che facevano domicilio da queste parti, arrivato in Puglia a Bitetto conosce la fraternità francescana del convento di san Francesco. Attirato dall'ideale di Francesco, Giacomo vestì l'abito francescano proprio a Bitetto, intorno al 1437.

Dal 1480 sino agli inizi del 1483, il fra Giacomo tornò a Bitetto dove imperversava la peste. Alla popolazione non fece mancare il suo conforto materiale e spirituale, prodigandosi nella preghiera, nella cura e nell'assistenza degli appestati. La memoria di tale tragica circostanza e della presenza del Beato tra gli appestati è rimasta indelebile nel vissuto storico della cittadina. Nel 1656, imperversò nuovamente la peste nel Regno di Napoli ma questa volta Bitetto rimase immune da essa, il popolo attribuì il merito dello scampato pericolo al Beato Giacomo, 'che quasi visibilmente parve tenere distesa la mano in aria per trattenere l'ira di Dio', e lo elesse suo compatrono.

Tra il 1483 e il 1485, fra Giacomo dimora nel convento di S. Maria dell'Isola di Conversano, come testimonia Agostino da Ponzone nel registrare la presenza del frate al castello ducale nella circostanza della malattia e miracolosa guarigione del piccolo Giovanni Battista Acquaviva. Dal 1485 in poi ritorna definitivamente a Bitetto dove più che altrove la gente sperimentò i suoi carismi. Qui nacque e si consolidò la fama di potente intercessore presso Dio, che l'accompagnò sia in vita che dopo la morte. Sulle orme di Francesco d'Assisi, egli seppe pervenire ad una perfetta sintesi tra vita contemplativa e servizio d'apostolato. Il suo sottomettersi ai lavori più umili, l'orto, la cucina, il questuare di porta in porta elargendo a tutti parole di conforto, furono qualità che lo fecero sentire fratello degli umili. Fra Giacomo muore a Bitetto nel 1496.

Le numerose grazie e miracoli raccolte dai suoi biografi sin dal tempo in cui era in vita, giustificano l'acclamazione spontanea del popolo che lo trasse fuori dal sepolcreto collocandolo sull'altare, ciò avvenne vent'anni dopo la sua morte quando il suo corpo fu rinvenuto incorrotto e ancora flessibile. Il processo canonico fu avviato il 1629; riconosciuti i carismi di Giacomo Varingez e la secolare devozione di Bitetto e dei paesi vicini, il 29 dicembre del 1700, Clemente XI lo dichiarò Beato.

Dopo più di tre secoli dalla beatificazione e dopo 5 secoli di culto e devozione ininterrotti, nel 1986 l'evento storico della ricognizione medico canonica alla presenza di un scelta equipe di medici e professori universitari, fu l'occasione per riaprire il processo di canonizzazione. Il 19 dicembre 2010 la Congregazione delle Cause dei Santi promulgò il decreto sulle virtù eroiche dell'umile fraticello. Oggi siamo in attesa che la Chiesa riconosca la santità di fra Giacomo e lo proponga alla venerazione universale.

​LA RELIQUIA DEL DITO

Nel 1619, come si tramanda, è Donna Felice di Sanseverino, duchessa di Gravina, a farsi aprire l'urna per baciare la mano del Beato e in tale circostanza ne stacca con un morso un dito al fine di procurarsi una reliquia personale ma, come efficacemente descritto da Breve cenno storico del Giannelli, dinanzi al "terribile temporale" che impedisce di partire, confessa la sua colpa e restituisce il frammento sottratto, per la conservazione del quale dona poi un piccolo reliquiario d'argento. E' detta reliquia che ancor oggi, viene riportata in processione. I festeggiamenti in onore del Beato rivelano un attaccamento ininterrotto e durevole nel tempo.
Locandina celebrazioni