Alfredo Mantovano ospite della prima serata dell'iniziativa culturale "Andria Legge Libri"
Rassegna in programma dal 18 al 29 giugno e organizzata dalla SEAK in collaborazione con le associazioni "Fare Quadrato" e "Il Solstizio"
sabato 19 giugno 2021
13.42
È cominciata ieri sera nella Sala Consiliare a Palazzo di Città la prima edizione dell'iniziativa culturale "Andria Legge Libri", in programma dal 18 al 29 giugno e promossa dalla SEAK (Sveva Editrice Associazione Kulturale) in collaborazione con le associazioni "Fare Quadrato" e "Il Solstizio". La rassegna, che gode del patrocinio del Consiglio Regionale della Puglia e della Civica Amministrazione di Andria, propone diversi appuntamenti su argomenti di attualità, cronaca, storia locale e ripercussioni sociali delle nuove forme di comunicazione. Come ha spiegato il presidente della Sveva Editrice, Nino Marmo, il cartellone di appuntamenti è stato pensato con il proposito di trasformare la città di Andria in una comunità che legge, si informa e si arricchisce culturalmente.
Ospite della prima serata il magistrato Alfredo Mantovano, che dialogando con il giornalista Francesco Rossi ha presentato due libri: "Legge omofobia perché non va" e "Un giudice come Dio comanda". Il primo è una guida alla lettura dei 10 articoli del testo sul contrasto all'omo-trasnfobia, redatto dal relatore on. Alessandro Zan e approvato il 4 novembre 2020 dalla Camera dei Deputati. Il libro è stato realizzato grazie ai contributi di Domenico Airoma, Daniela Bianchini, Francesco Cavallo, Francesco Farri, Carmelo Leotta, Alfredo Mantovano, Roberto Respinti, Mauro Ronco, Angelo Salvi e Aldo Rocco Vitale.
Il secondo libro, "Un giudice come Dio comanda", è invece dedicato al giudice beato Rosario Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990 all'età di 38 anni. Un personaggio sempre convinto che compito del giudice non sia inventare la norma, bensì applicarla secondo competenza e coscienza. «Livatino è un esempio non solo di virtù cristiana – ha spiegato Mantovano – ma anche di virtù civili, soprattutto oggi. Emerge una grandissima professionalità, una cura per lo studio del processo e la ricerca della norma più adatta, nonché un rispetto quasi maniacale dei termini entro cui depositare i provvedimenti».
Mantovano è anche presidente del Centro Studi "Rosario Livatino", costituito da un gruppo di giuristi (– magistrati, avvocati, docenti universitari, notai) che prendendo esempio dal magistrato di Agrigento studia temi che riguardano il diritto alla vita, la famiglia, la libertà religiosa, e i limiti della giurisdizione. «Assieme a un gruppo di magistrati, avvocati e docenti di materie giuridiche, sette anni fa – spiega l'autore – abbiamo deciso di costituire questo Centro Studi perché la figura di Livatino era un po' scomparsa dai radar, dopo la prima reazione di fronte alla sua uccisione. Poi se n'era perso il ricordo, così è stato bello contribuire al recupero del suo profilo e interessarsi di lui come magistrato evitando che questa figura fosse strumentalizzata per polemiche».
Ospite della prima serata il magistrato Alfredo Mantovano, che dialogando con il giornalista Francesco Rossi ha presentato due libri: "Legge omofobia perché non va" e "Un giudice come Dio comanda". Il primo è una guida alla lettura dei 10 articoli del testo sul contrasto all'omo-trasnfobia, redatto dal relatore on. Alessandro Zan e approvato il 4 novembre 2020 dalla Camera dei Deputati. Il libro è stato realizzato grazie ai contributi di Domenico Airoma, Daniela Bianchini, Francesco Cavallo, Francesco Farri, Carmelo Leotta, Alfredo Mantovano, Roberto Respinti, Mauro Ronco, Angelo Salvi e Aldo Rocco Vitale.
Il secondo libro, "Un giudice come Dio comanda", è invece dedicato al giudice beato Rosario Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990 all'età di 38 anni. Un personaggio sempre convinto che compito del giudice non sia inventare la norma, bensì applicarla secondo competenza e coscienza. «Livatino è un esempio non solo di virtù cristiana – ha spiegato Mantovano – ma anche di virtù civili, soprattutto oggi. Emerge una grandissima professionalità, una cura per lo studio del processo e la ricerca della norma più adatta, nonché un rispetto quasi maniacale dei termini entro cui depositare i provvedimenti».
Mantovano è anche presidente del Centro Studi "Rosario Livatino", costituito da un gruppo di giuristi (– magistrati, avvocati, docenti universitari, notai) che prendendo esempio dal magistrato di Agrigento studia temi che riguardano il diritto alla vita, la famiglia, la libertà religiosa, e i limiti della giurisdizione. «Assieme a un gruppo di magistrati, avvocati e docenti di materie giuridiche, sette anni fa – spiega l'autore – abbiamo deciso di costituire questo Centro Studi perché la figura di Livatino era un po' scomparsa dai radar, dopo la prima reazione di fronte alla sua uccisione. Poi se n'era perso il ricordo, così è stato bello contribuire al recupero del suo profilo e interessarsi di lui come magistrato evitando che questa figura fosse strumentalizzata per polemiche».