Ai piedi di Maria: Tessitrice di fraternità, Modello di sinodalità

Riflessione di don Ettore Lestingi, presidente della Commissione Liturgica diocesana

mercoledì 3 maggio 2023
Fin dai tempi del Medio Evo la Chiesa ha dedicato il mese di Maggio al culto della Vergine Maria con la preghiera del Santo Rosario che, grazie alla fede di Santi e al Magistero pontificio ha accresciuto e spaziato nel tempo la sua importanza. E' comune volontà di molti riconoscere e sottolineare il Rosario come preghiera popolare, celebrato tra le mura domestiche prima ancora che nei Templi. Con la preghiera del Rosario il fedele contempla con gli occhi e il cuore di Maria i misteri della salvezza operati da Cristo, che nel sì di Maria trovano la loro genesi come una nuova creazione. A tal proposito è bello ricordare quanto amava affermare San Luigi di Montfort: "Come in principio Dio racchiuse le acque e le chiamò mària (mare), così nella pienezza dei tempi racchiuse tutte le grazie e le chiamò Maria".

Quest'anno il Mese di Maggio lo viviamo in pieno svolgimento del cammino sinodale che vede la Chiesa impegnata nel riformare sé stessa a partire dallo stile che da sempre ha caratterizzato la sua identità: camminare insieme, riscoprendo l'importanza e la priorità della relazione sugli affanni della organizzazione. Una Chiesa tessitrice di fraternità intenta a ricucire gli strappi provocati dall'applicazione asettica di un moralismo che per molto tempo ha curvato la schiena di tanti fedeli, e di un efficientismo che ha dimenticato i volti. Una Chiesa custode di quella unità rappresentata e significata dalla tunica di Cristo senza cuciture che nessuna mano potrà mai strappare o dividere.

In questa ottica mi piace proporre all'attenzione la raffigurazione di Maria che, con ago e filo, tesse l'umanità di Cristo per rivestire la sua nudità e al tempo stesso confeziona la veste del Risorto, cioè la Chiesa, quale comunità fatta di fili di speranza e intrecci di futuro. Insomma una Chiesa sinodale, "carovana" che procede non solo stando accanto, ma con l'umanità in cammino, pienamente e finalmente consapevole che "chi cammina veloce, va da solo, chi cammina insieme, va lontano" (Proverbio africano). Una Chiesa con ago e filo… In tutto questo Maria è Madre e Modello a cui ispirarsi. A tal proposito riporto due contributi, uno di carattere religioso, l'altro di carattere antropologico. Il primo per dare spessore ecclesiale alla preghiera del Rosario di questo Mese, il secondo per sottolineare l'importanza della sinodalità come filosofia e stile di vita.

MARIA TESSITRICE
Colei che ha filato il nuovo abito è la Vergine Maria, la "tessitrice" del vestito che divinizza la natura umana. I Vangeli apocrifi descrivono questa scena. Il Protovangelo di Giacomo racconta l'episodio con queste parole: «Qualche tempo dopo ci fu un consiglio dei sacerdoti e dissero: "Dobbiamo fare una tenda per il tempio del Signore". E il sommo sacerdote ordinò: "Chiamatemi delle fanciulle senza macchia della tribù di Davide" […]. Ma il sommo sacerdote si ricordò della giovinetta Maria, che era anch'essa della tribù di Davide ed era senza macchia agli occhi di Dio. I servi andarono a prendere anche lei. Le fecero entrare tutte nel Tempio del Signore, e il sommo sacerdote così parlò loro: "Tiratemi a sorte chi filerà l'oro e l'amianto e il bisso e la seta e il giacinto e lo scarlatto e la vera porpora". A Maria toccarono la vera porpora e lo scarlatto, ed ella li prese e se ne tornò a casa sua. […] Intanto Maria, preso lo scarlatto, lo filava. Un giorno Maria prese la brocca ed uscì ad attingere acqua; ed ecco una voce che diceva: "Ave, o piena di Grazia! Il Signore è con te, benedetta tu fra le donne". Ella si guardò intorno, a destra e a sinistra, di dove mai venisse quella voce. E fattasi tutta tremante, tornò a casa, posò la brocca, e presa la porpora si mise a sedere sul suo sgabello e la filava. […] Maria finì di lavorare la porpora e lo scarlatto e lì portò al sacerdote. E il sacerdote la benedisse con queste parole: "Maria, il Signore Iddio ha glorificato il tuo nome e tu sarai benedetta da tutte le generazioni della terra"».

NON FORBICI MA AGO
Un re, un giorno, rese visita al grande mistico sufi Farid. Si inchinò davanti a lui e gli offrì in dono un paio di forbici di rara bellezza, tempestate di diamanti. Farid prese le forbici tra le mani, le ammirò e le restituì al suo visitatore dicendo: «Grazie, Sire, per questo dono prezioso: l'oggetto è magnifico; ma io non ne faccio uso. Mi dia piuttosto un ago». «Non capisco» disse il re. «Se voi avete bisogno di un ago, vi saranno utili anche le forbici!». «No», spiegò Farid. «Le forbici tagliano e separano. Io non voglio servirmene. Un ago, al contrario, cuce e unisce ciò che era diviso. Il mio insegnamento è fondato sull'amore, l'unione, la comunione. Mi occorre un ago per restaurare l'unità e non le forbici per tagliare e dividere». (Jean Vernette, Parabole d'Oriente e d'Occidente). In questo Mese di Maggio deponiamo le forbici della divisione e, con l'ago del sacrificio e il filo della perseveranza, tessiamo insieme la veste di Cristo, cioè la Chiesa, tunica senza cuciture che nessuno potrà mai strappare. Maria, tessitrice di fraternità, renda le nostre comunità "sartorie di sinodalità".

Buon Mese di Maggio.