A giudizio un ex carabiniere ed un ingegnere: abuso d'ufficio e calunnia

Vittima un imprenditore andriese impegnato nel «project financing» per il Cimitero. Il 31 gennaio la prima udienza del processo fissata dal Gup di Trani

mercoledì 21 novembre 2012 10.00
Un ex luogotenente dei Carabinieri, Antonio Romanazzi e l'ingegnere Gianfranco Zinfollino, sono stati rinviati a giudizio con l'accusa, a vario titolo ed in concorso tra loro, di abuso d'ufficio, calunnia e diffamazione. I due, secondo l'accusa, avrebbero messo in atto azioni per estromettere dal «project financing» per l'ampliamento del Cimitero di Andria, l'impresa edile andriese Cogest di Riccardo Di Matteo. Il 31 gennaio prossimo la prima udienza del processo fissata dal Gup di Trani, Angela Schiralli.

La vicenda è complessa nel suo svolgimento ma è ben riassunta dal Gup nel decreto di rinvio a giudizio: l'azienda Cogest era stata incaricata dalla Italstudi, con progettista Zinfollino, di eseguire i lavori, ma nel giorno della vigilia di Natale del 2007 i Carabineri, denunciano Di Matteo per una presunta estorsione ai danni dell'ingegnere. «Nella tarda primavera del 2008 – ricostruisce il Gup nel decreto di rinvio a giudizio – il luogotenente Romanazzi, abusando della sua qualità e dei suoi poteri, convocava autonomamente nella sua stanza presso il Comando dei Carabinieri di Andria in una circostanza Erio Zoli, presidente del Consorzio, ed in un'altra, congiuntamente, l'amministratore della Sercim (la società incaricata dei servizi cimiteriali), Giuseppe Carini, e il responsabile commerciale della Italstudi, Maurizio Ruggeri, rappresentando loro l'inopportunità di conferire i lavori a Riccardo Di Matteo». L'ex carabiniere, in particolare, descriveva Di Matteo come «persona vicina alla criminalità locale e con problemi giudiziari» e perciò suggeriva agli imprenditori il nome di Zinfollino.

Nelle comunicazioni tra il pm Ettore Cardinali e l'Ufficio del Gip di Trani, la ricostruzione della vicenda: «Zinfollino, per alcuni anni collaboratore dell'imprenditore, ha un'animata discussione con Di Matteo, va in ospedale e si fa diagnosticare una prognosi di 2 giorni per «stato d'ansia acuto». Quindi si rivolge alla Polizia per denunciare aggressione verbale e minacce dall'imprenditore. Il carabiniere convoca Zinfollino in caserma per farsi raccontare l'accaduto e poi denuncia Di Matteo. Zinfollino sostiene di essere stato incaricato dalla Italstudi di indicare le aziende che potevano eseguire i lavori al Cimitero e che le presunte minacce dell'imprenditore erano finalizzate ad entrare nella commessa; Di Matteo, invece, produce la documentazione da cui si evince che l'Italstudi, presentando al Comune la proposta di project financing, aveva già indicato la Cogest quale impresa incaricata di eseguire i lavori. Nella cena tranese, Romanazzi e Zinfollino ottengono la modifica di quel contratto preliminare e l'estromissione dell'impresa dall'affare».

Nel frattempo, Di Matteo ha già vinto due processi penali causati da questa vicenda e che hanno Zinfollino e il carabiniere (allora ancora in servizio) come antagonisti. E il prossimo 5 dicembre, l'ingegnere dovrà nuovamente comparire dinanzi al Giudice monocratico per rispondere del reato di calunnia.