A Castel del Monte due approfondimenti nell’ambito della mostra “Il potere dell’armonia”
Giovedì 4 aprile la lectio magistralis di Ortensio Zecchino e venerdì 5 quella di Anna Laura Trombetti Budriesi
mercoledì 3 aprile 2019
Due prestigiosi approfondimenti, nell'ambito della mostra "Il potere dell'armonia. Federico II e il De Arte venandi cum avibus" attualmente in corso a Castel del Monte e svoltasi nel 2018 anche a Bari e Trani, si terranno proprio a Castel del Monte il 4 e 5 aprile prossimi. Un'altra iniziativa di straordinario spessore culturale, organizzata da "Il Cigno GG Edizioni" e "Novapulia", che vuol far conoscere al grande pubblico l'opera di Federico II e la sua attualità.
"Federico II e le Costituzioni di Melfi. La sponda giuridica" è il titolo della lectio magistralis che Ortensio Zecchino, presidente del Centro Europeo di Studi Normanni (già curatore della mostra allestita a Castel del Monte e autore delle fotografie in esposizione), terrà giovedì 4 aprile alle ore 16.30. Zecchino illustrerà una altre importante opera di Federico II. "Le Costituzioni di Melfi", volute per disciplinare la vita istituzionale e sociale del Regno di Sicilia, furono promulgate nell'agosto del 1231 dall'imperatore svevo nella città di Melfi e raccolte nel Liber Augustalis. Questo codice legislativo, fondato sul diritto romano e normanno, è considerato tra le più grandi opere della storia del diritto. Prevedeva infatti la realizzazione di uno Stato centralizzato, burocratico e tendenzialmente livellatore, con caratteristiche che gli storici hanno reputato "moderne". "È il primo testo legislativo scritto, dopo il crollo dell'impero romano, emanato da un legislatore laico – spiega Ortensio Zecchino -. Non a caso è riconosciuto come il più grande monumento legislativo laico del Medioevo, pietra miliare della cultura politico-giuridica occidentale. È un testo molto importante perché pone le basi della sovranità, sulle quali si svilupperanno le ideologie che porteranno allo Stato moderno. Non solo. È importante perché affronta tutti gli aspetti fondamentali della vita concreta del regno meridionale". Un vero capolavoro giuridico. "Il testo costituzionale di Federico II contiene norme dettagliatissime in tema di istruzione, sanità, università, difesa delle donne: ha gettato così le basi di uno Stato "moderno" in grado di acquisire la pienezza delle sue funzioni, capace di ricomporre all'unità nella sovranità dello Stato. Dopo questa Costituzione, purtroppo, è seguito un lungo periodo di regresso".
Venerdì 5 aprile alle ore 11.00 sarà Anna Laura Trombetti Budriesi, ordinaria di storia medievale all'Università di Bologna "Alma Mater Studiorum" e massima specialista del trattato "De Arte venandi cum avibus", avendone curato l'edizione critica e la prima traduzione completa in italiano, che discuterà di "Federico II, la vita e il manoscritto del De Arte". Trombetti ha realizzato l'apparato scientifico su cui si snoda la mostra, ancora allestita a Castel del Monte. Anna Laura Trombetti presenterà, in sintesi, i momenti fondamentali della vita e dell'azione politica di Federico II, per soffermarsi quindi sul trattato di falconeria "De arte venandi cum avibus" e sulla sua tradizione manoscritta descrivendo i due codici più antichi che recano la versione del trattato in due libri (miniati), che si deve al figlio Manfredi (ms. Pal. lat 1071 della Biblioteca Apostolica Vaticana) e quella in sei libri (ms. lat 717 della Biblioteca Universitaria di Bologna) che si deve al figlio Enzo, prigioniero nella Bologna guelfa tra il 1249 e il 1273. Trombetti, inoltre, tratterà delle qualità del perfetto falconiere a partire dal trattato arabo di falconeria "Al Bayzara" (X secolo, Egitto), passando per il Dancus rex (scritto in Sicilia durante il regno di Ruggero II), per finire con il Libro del falcone, opera in versi del capo militare e padre della lingua pashtu, l'afghano Khushal Khan Khattak (1613-1689), mettendo il luce analogie e differenze con il trattato federiciano.
Alle due lectio magistralis si può accedere esclusivamente con invito, che può essere richiesto, fino ad esaurimento dei posti, inviando una mail a: redazione@ilcigno.org. L'ingresso è gratuito.
LA MOSTRA A CASTEL DEL MONTE
A fare da sfondo alle due lectio magistralis, ci sarà la mostra "Il potere dell'armonia. Federico II e il De Arte venandi cum avibus", con la scenografia e illustrazioni di Pizzi Cannella, le musiche scelte da Riccardo Muti, gli apparati scientifici e traduzione di Anna Laura Trombetti Budriesi, la consulenza scientifica e le foto di Ortensio Zecchino. Nata da un'idea di Lorenzo Zichichi e Tommaso Morciano, la mostra è stata inaugurata nel giugno 2018, inizialmente articolata in tre sedi (Castel del Monte, Castello di Bari e quello di Trani) ma oggi è ancora possibile visitare a Castel del Monte. Realizzata da "Il Cigno GG Edizioni" e "Novapulia", in collaborazione con l'Università degli Studi di Bologna "Alma Mater Studiorum" e il Centro Studi Normanno-Svevo, sarà aperta al pubblico fino al 30 maggio 2019.
Il De Arte venandi cum avibus è un trattato di circa 600 pagine scritto dal più potente e illustre sovrano dell'Europa Occidentale del XIII secolo. Denota la grande attenzione per la cultura e il sapere da parte di Federico II e di tutta la sua corte. Il trattato non ha avuto la fortuna che meritava, in parte per la damnatio memoriae che colpì il casato svevo dopo l'aggressione angioina, in parte per la mole stessa del testo, che anticipava di secoli l'osservazione e lo studio del comportamento degli animali, rimanendo insuperato, per molti aspetti, fino a Konrad Lorenz (1903-1989), fondatore dell'etologia.
Nell'iniziativa sono stati coinvolti, ognuno per l'eccellenza che rappresenta nel proprio campo, quattro personalità di primissimo piano. Il Maestro Riccardo Muti, originario dei luoghi dove si erge Castel del Monte, ha scelto le musiche per accompagnare il visitatore nella visione e nella lettura del Trattato. Ortensio Zecchino, presidente dell'Enciclopedia Fridericiana della Treccani, oltre ad aver svolto in questa mostra la duplice veste di consulente scientifico del percorso e di autore delle fotografie che attualizzano il Trattato, ha realizzato buona parte degli scatti proprio nei luoghi in cui Federico II era uso andare a caccia. Anna Laura Trombetti Budriesi, ordinaria di storia medievale all'Università di Bologna e massima specialista del Trattato, avendone curato l'edizione critica e la prima traduzione completa in italiano, ha realizzato l'apparato scientifico su cui si snoda la mostra (gli allestimenti e i prodotti multimediali sono progettati e realizzati dall'architetto Elena Giangiulio della "Syremont Spa", coadiuvata dalla direzione artistica de Il Cigno). Piero Pizzi Cannella, fondatore della Nuova Scuola Romana e uno dei maggiori esponenti dell'arte figurativa (si è da poco conclusa la sua mostra nel Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo), ha dipinto le pagine del manoscritto e una monumentale scenografia (allestita a Castel del Monte), oltre ad esporre le "opere veggenti", ossia quelle tele che mantengono viva la tradizione federiciana anche nella pittura contemporanea.
"Castel del Monte fa parte della mia vita, totalmente – ha scritto il Maestro Riccardo Muti - . Ricorderò sempre la prima volta che lo vidi. Avevo circa 7 anni. Mio padre decise di portare tutta la famiglia a visitare il castello. Partimmo nella notte da Molfetta - con una carrozza, quelle di un tempo trainate dal cavallo - e arrivammo al mattino. Quando aprirono le tende della vettura vidi Castel del Monte, una folgorazione. Per l'imponenza, per la sua assurdità agli occhi di un bambino, mi impressionò enormemente. Mi sembrò caduto dal cielo. Rimasi talmente colpito che da allora ho pensato al Castello come un punto di riferimento nella mia vita. Ancor più quando ho cominciato a leggere, a dedicarmi a tutti i misteri che circondano questo monumento carico di storia, di domande e di interpretazioni diverse tra loro, definito un "libro in pietra" e, dopo tanti secoli, non ancora "decifrato" del tutto. Ancora oggi Castel del Monte è per me un punto di riferimento assoluto; nel mio ufficio di direttore musicale dell'Orchestra Sinfonica di Chicago, ho alla parete una grande immagine che lo mostra come è adesso, ristrutturato".
"Il mio amore per Castel del Monte – ha aggiunto il Maestro Muti - mi ha spinto ad acquistare un piccolo terreno, con alcuni trulli, da cui è visibile il "libro di pietra". Da queste "casedde", come sono chiamate, guardo il Castello. Le ho ristrutturate rispettando la loro storia e l'originale architettura perché rappresentano una antica cultura e una parte meravigliosa della nostra Italia. Esse sono il senso vero e profondo della Bellezza, come la Puglia dimostra e come Federico ha insegnato al mondo". Il visitatore può visionare la nuova edizione in italiano del Trattato federiciano. Ci si può immergere nella vita e nelle passioni di Federico II, usufruendo di un originale percorso iconografico che alterna miniature medievali a fotografie e dipinti, nell'ambito di un'esperienza accompagnata dalla musica.
"Il trattato fridericiano – ha dichiarato Ortensio Zecchino - è frutto non solo di studi approfonditi (comprensivi della traduzione in latino di importanti trattati arabi sulla falconeria), ma anche di una di una lunga e appassionata pratica diretta. L'elevazione di Foggia a 'città imperiale' e la Puglia a terra prediletta – notorio il suo appellativo di Puer Apuliae – è dovuta al fatto che quella regione offriva habitat ineguagliabili per le prede, soprattutto animali acquatici, e falchi. Al di là delle tante e varie suggestioni e della sua utilità pedagogica per chiunque voglia praticare ancor'oggi la falconeria, il trattato di Federico va riconosciuto come un'opera di scienza 'moderna'".
"La falconeria – ha affermato Anna Laura Trombetti Budriesi - occupò gran parte del tempo di Federico II, tutto quello che poteva strappare agli affari di Stato: la considerò una scienza e volle elevarla al rango di ars venandi, perfetta sintesi di conoscenze teoriche e abilità pratiche. Nell'opera scrive che si tratta di una disciplina elaborata e complessa e per questo assolutamente riservata ai nobili che ne potranno trarre ampi vantaggi nella loro vita. Per le difficoltà presentate rispetto alle altre venationes (i rapaci sono difficilissimi da addestrare) la caccia con i rapaci è, secondo Federico II, un'attività molto utile all'arte di governo, perché richiede la capacità di domesticazione e la conoscenza del territorio". In una lettera di Federico II al figlio Corrado IV si legge: "Ai signori del mondo e ai re non basta la sola discendenza nobile, se la nobiltà d'animo non aiuta la stirpe elevata e un'attività onorevole non dà lustro al principato. […] Smettiamo immediatamente di essere re se, privandoci della cautela dei re ci comportiamo come dei privati cittadini, piuttosto che governare". "La caccia coi rapaci, dunque, non è solo un passatempo di alto livello, è un'attività altamente formativa, che conferma la nobiltà di chi la insegna ed esalta quella di chi la apprende", ha concluso Trombetti Budriesi.
La mostra si articolava in tre tappe: Castel del Monte che ancor oggi accoglie il visitatore e lo proietta nel Trattato federiciano privilegiando le pitture di Pizzi Cannella; a Bari era fruibile la straordinaria campagna fotografica condotta da Ortensio Zecchino, in buona parte nella Murgia e nel Tavoliere; Trani privilegiava la multimedialità, con i video che consentivano di passare dalle pagine originali del Trattato alla traduzione e lettura delle pagine del Trattato. Il costo del biglietto di ingresso "intero" è di 10 euro a persona. Tutte le informazioni sulle "riduzioni" sono presenti sul sito http://www.casteldelmonte.beniculturali.it/it/143/prezzi .
INFOPOINT CASTEL DEL MONTE: 0883.569997
E-mail: pm-pug.casteldelmonte@beniculturali.it
"Federico II e le Costituzioni di Melfi. La sponda giuridica" è il titolo della lectio magistralis che Ortensio Zecchino, presidente del Centro Europeo di Studi Normanni (già curatore della mostra allestita a Castel del Monte e autore delle fotografie in esposizione), terrà giovedì 4 aprile alle ore 16.30. Zecchino illustrerà una altre importante opera di Federico II. "Le Costituzioni di Melfi", volute per disciplinare la vita istituzionale e sociale del Regno di Sicilia, furono promulgate nell'agosto del 1231 dall'imperatore svevo nella città di Melfi e raccolte nel Liber Augustalis. Questo codice legislativo, fondato sul diritto romano e normanno, è considerato tra le più grandi opere della storia del diritto. Prevedeva infatti la realizzazione di uno Stato centralizzato, burocratico e tendenzialmente livellatore, con caratteristiche che gli storici hanno reputato "moderne". "È il primo testo legislativo scritto, dopo il crollo dell'impero romano, emanato da un legislatore laico – spiega Ortensio Zecchino -. Non a caso è riconosciuto come il più grande monumento legislativo laico del Medioevo, pietra miliare della cultura politico-giuridica occidentale. È un testo molto importante perché pone le basi della sovranità, sulle quali si svilupperanno le ideologie che porteranno allo Stato moderno. Non solo. È importante perché affronta tutti gli aspetti fondamentali della vita concreta del regno meridionale". Un vero capolavoro giuridico. "Il testo costituzionale di Federico II contiene norme dettagliatissime in tema di istruzione, sanità, università, difesa delle donne: ha gettato così le basi di uno Stato "moderno" in grado di acquisire la pienezza delle sue funzioni, capace di ricomporre all'unità nella sovranità dello Stato. Dopo questa Costituzione, purtroppo, è seguito un lungo periodo di regresso".
Venerdì 5 aprile alle ore 11.00 sarà Anna Laura Trombetti Budriesi, ordinaria di storia medievale all'Università di Bologna "Alma Mater Studiorum" e massima specialista del trattato "De Arte venandi cum avibus", avendone curato l'edizione critica e la prima traduzione completa in italiano, che discuterà di "Federico II, la vita e il manoscritto del De Arte". Trombetti ha realizzato l'apparato scientifico su cui si snoda la mostra, ancora allestita a Castel del Monte. Anna Laura Trombetti presenterà, in sintesi, i momenti fondamentali della vita e dell'azione politica di Federico II, per soffermarsi quindi sul trattato di falconeria "De arte venandi cum avibus" e sulla sua tradizione manoscritta descrivendo i due codici più antichi che recano la versione del trattato in due libri (miniati), che si deve al figlio Manfredi (ms. Pal. lat 1071 della Biblioteca Apostolica Vaticana) e quella in sei libri (ms. lat 717 della Biblioteca Universitaria di Bologna) che si deve al figlio Enzo, prigioniero nella Bologna guelfa tra il 1249 e il 1273. Trombetti, inoltre, tratterà delle qualità del perfetto falconiere a partire dal trattato arabo di falconeria "Al Bayzara" (X secolo, Egitto), passando per il Dancus rex (scritto in Sicilia durante il regno di Ruggero II), per finire con il Libro del falcone, opera in versi del capo militare e padre della lingua pashtu, l'afghano Khushal Khan Khattak (1613-1689), mettendo il luce analogie e differenze con il trattato federiciano.
Alle due lectio magistralis si può accedere esclusivamente con invito, che può essere richiesto, fino ad esaurimento dei posti, inviando una mail a: redazione@ilcigno.org. L'ingresso è gratuito.
LA MOSTRA A CASTEL DEL MONTE
A fare da sfondo alle due lectio magistralis, ci sarà la mostra "Il potere dell'armonia. Federico II e il De Arte venandi cum avibus", con la scenografia e illustrazioni di Pizzi Cannella, le musiche scelte da Riccardo Muti, gli apparati scientifici e traduzione di Anna Laura Trombetti Budriesi, la consulenza scientifica e le foto di Ortensio Zecchino. Nata da un'idea di Lorenzo Zichichi e Tommaso Morciano, la mostra è stata inaugurata nel giugno 2018, inizialmente articolata in tre sedi (Castel del Monte, Castello di Bari e quello di Trani) ma oggi è ancora possibile visitare a Castel del Monte. Realizzata da "Il Cigno GG Edizioni" e "Novapulia", in collaborazione con l'Università degli Studi di Bologna "Alma Mater Studiorum" e il Centro Studi Normanno-Svevo, sarà aperta al pubblico fino al 30 maggio 2019.
Il De Arte venandi cum avibus è un trattato di circa 600 pagine scritto dal più potente e illustre sovrano dell'Europa Occidentale del XIII secolo. Denota la grande attenzione per la cultura e il sapere da parte di Federico II e di tutta la sua corte. Il trattato non ha avuto la fortuna che meritava, in parte per la damnatio memoriae che colpì il casato svevo dopo l'aggressione angioina, in parte per la mole stessa del testo, che anticipava di secoli l'osservazione e lo studio del comportamento degli animali, rimanendo insuperato, per molti aspetti, fino a Konrad Lorenz (1903-1989), fondatore dell'etologia.
Nell'iniziativa sono stati coinvolti, ognuno per l'eccellenza che rappresenta nel proprio campo, quattro personalità di primissimo piano. Il Maestro Riccardo Muti, originario dei luoghi dove si erge Castel del Monte, ha scelto le musiche per accompagnare il visitatore nella visione e nella lettura del Trattato. Ortensio Zecchino, presidente dell'Enciclopedia Fridericiana della Treccani, oltre ad aver svolto in questa mostra la duplice veste di consulente scientifico del percorso e di autore delle fotografie che attualizzano il Trattato, ha realizzato buona parte degli scatti proprio nei luoghi in cui Federico II era uso andare a caccia. Anna Laura Trombetti Budriesi, ordinaria di storia medievale all'Università di Bologna e massima specialista del Trattato, avendone curato l'edizione critica e la prima traduzione completa in italiano, ha realizzato l'apparato scientifico su cui si snoda la mostra (gli allestimenti e i prodotti multimediali sono progettati e realizzati dall'architetto Elena Giangiulio della "Syremont Spa", coadiuvata dalla direzione artistica de Il Cigno). Piero Pizzi Cannella, fondatore della Nuova Scuola Romana e uno dei maggiori esponenti dell'arte figurativa (si è da poco conclusa la sua mostra nel Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo), ha dipinto le pagine del manoscritto e una monumentale scenografia (allestita a Castel del Monte), oltre ad esporre le "opere veggenti", ossia quelle tele che mantengono viva la tradizione federiciana anche nella pittura contemporanea.
"Castel del Monte fa parte della mia vita, totalmente – ha scritto il Maestro Riccardo Muti - . Ricorderò sempre la prima volta che lo vidi. Avevo circa 7 anni. Mio padre decise di portare tutta la famiglia a visitare il castello. Partimmo nella notte da Molfetta - con una carrozza, quelle di un tempo trainate dal cavallo - e arrivammo al mattino. Quando aprirono le tende della vettura vidi Castel del Monte, una folgorazione. Per l'imponenza, per la sua assurdità agli occhi di un bambino, mi impressionò enormemente. Mi sembrò caduto dal cielo. Rimasi talmente colpito che da allora ho pensato al Castello come un punto di riferimento nella mia vita. Ancor più quando ho cominciato a leggere, a dedicarmi a tutti i misteri che circondano questo monumento carico di storia, di domande e di interpretazioni diverse tra loro, definito un "libro in pietra" e, dopo tanti secoli, non ancora "decifrato" del tutto. Ancora oggi Castel del Monte è per me un punto di riferimento assoluto; nel mio ufficio di direttore musicale dell'Orchestra Sinfonica di Chicago, ho alla parete una grande immagine che lo mostra come è adesso, ristrutturato".
"Il mio amore per Castel del Monte – ha aggiunto il Maestro Muti - mi ha spinto ad acquistare un piccolo terreno, con alcuni trulli, da cui è visibile il "libro di pietra". Da queste "casedde", come sono chiamate, guardo il Castello. Le ho ristrutturate rispettando la loro storia e l'originale architettura perché rappresentano una antica cultura e una parte meravigliosa della nostra Italia. Esse sono il senso vero e profondo della Bellezza, come la Puglia dimostra e come Federico ha insegnato al mondo". Il visitatore può visionare la nuova edizione in italiano del Trattato federiciano. Ci si può immergere nella vita e nelle passioni di Federico II, usufruendo di un originale percorso iconografico che alterna miniature medievali a fotografie e dipinti, nell'ambito di un'esperienza accompagnata dalla musica.
"Il trattato fridericiano – ha dichiarato Ortensio Zecchino - è frutto non solo di studi approfonditi (comprensivi della traduzione in latino di importanti trattati arabi sulla falconeria), ma anche di una di una lunga e appassionata pratica diretta. L'elevazione di Foggia a 'città imperiale' e la Puglia a terra prediletta – notorio il suo appellativo di Puer Apuliae – è dovuta al fatto che quella regione offriva habitat ineguagliabili per le prede, soprattutto animali acquatici, e falchi. Al di là delle tante e varie suggestioni e della sua utilità pedagogica per chiunque voglia praticare ancor'oggi la falconeria, il trattato di Federico va riconosciuto come un'opera di scienza 'moderna'".
"La falconeria – ha affermato Anna Laura Trombetti Budriesi - occupò gran parte del tempo di Federico II, tutto quello che poteva strappare agli affari di Stato: la considerò una scienza e volle elevarla al rango di ars venandi, perfetta sintesi di conoscenze teoriche e abilità pratiche. Nell'opera scrive che si tratta di una disciplina elaborata e complessa e per questo assolutamente riservata ai nobili che ne potranno trarre ampi vantaggi nella loro vita. Per le difficoltà presentate rispetto alle altre venationes (i rapaci sono difficilissimi da addestrare) la caccia con i rapaci è, secondo Federico II, un'attività molto utile all'arte di governo, perché richiede la capacità di domesticazione e la conoscenza del territorio". In una lettera di Federico II al figlio Corrado IV si legge: "Ai signori del mondo e ai re non basta la sola discendenza nobile, se la nobiltà d'animo non aiuta la stirpe elevata e un'attività onorevole non dà lustro al principato. […] Smettiamo immediatamente di essere re se, privandoci della cautela dei re ci comportiamo come dei privati cittadini, piuttosto che governare". "La caccia coi rapaci, dunque, non è solo un passatempo di alto livello, è un'attività altamente formativa, che conferma la nobiltà di chi la insegna ed esalta quella di chi la apprende", ha concluso Trombetti Budriesi.
La mostra si articolava in tre tappe: Castel del Monte che ancor oggi accoglie il visitatore e lo proietta nel Trattato federiciano privilegiando le pitture di Pizzi Cannella; a Bari era fruibile la straordinaria campagna fotografica condotta da Ortensio Zecchino, in buona parte nella Murgia e nel Tavoliere; Trani privilegiava la multimedialità, con i video che consentivano di passare dalle pagine originali del Trattato alla traduzione e lettura delle pagine del Trattato. Il costo del biglietto di ingresso "intero" è di 10 euro a persona. Tutte le informazioni sulle "riduzioni" sono presenti sul sito http://www.casteldelmonte.beniculturali.it/it/143/prezzi .
INFOPOINT CASTEL DEL MONTE: 0883.569997
E-mail: pm-pug.casteldelmonte@beniculturali.it