​8 marzo, Seccia (Cgil): «Nella Bat disoccupazione femminile al 30%»

Per il sindacato un momento di riflessione sul tema dell’occupazione femminile

domenica 8 marzo 2015
Il tasso di disoccupazione femminile nella provincia di Barletta - Andria - Trani nel 2013 era il più alto rispetto a quello della Puglia e del resto d'Italia e risultava anche superiore se paragonato alla condizione degli uomini nello stesso territorio. Quasi il 30% delle donne non aveva un lavoro, un numero che diventava il 50 percento prendendo in considerazione la fascia delle più giovani, cioè fino ai 24 anni d'età. Per gli uomini, invece, si parlava di un tasso pari al 18 percento nel primo caso ed al 30 nel secondo. Sono numeri tratti da un'elaborazione del vice presidente dell'Euroidees su dati Istat, Emanuele Daluiso, secondo il quale il tasso di attività nella popolazione femminile, cioè la forza lavoro, è nella Bat di poco superiore al 30 percento, rispetto a quasi il 40 nel resto della Regione ed a oltre il 53 percento in Italia. Stando alle previsioni nel 2014 la situazione non dovrebbe essere cambiata di molto.

A ricordare questi numeri la segretaria della Cgil Bat Angela Seccia in occasione dell'8 marzo, la giornata internazionale della donna: un momento, che per la rappresentante del sindacato di via Guido Rossa, è «utile per riflettere sui diversi aspetti che riguardano il lavoro ed in particolar modo l'occupazione femminile. Sia chiaro – spiega la Seccia – non è una questione di genere, c'è bisogno di più lavoro e per tutti, uomini e donne, giovani e meno. Ma alla mancanza di possibilità di occupazione si aggiunge il fatto che, spesso, le donne sono meno pagate degli uomini e tra loro si registra il maggior numero di mobilità, senza parlare delle discriminazioni dopo aver avuto un figlio».

«La domanda che ci poniamo ora è questa: se già la situazione è molto complicata così, con il 'Jobs act', nel momento in cui riteniamo i diritti vengono calpestati e le tutele svaniscono, che ruolo potranno avere le donne nei posti di lavoro? Che fine faranno le tante azioni per alleviare le difficoltà del mondo femminile nella cura amorevole dei bambini e degli anziani? Insomma, che fine fa il welfare? Non posso non ricordare nella mia riflessione quanto accaduto pochi giorni quando Susanna Camusso, presente a Barletta alla prima di un docu-film dedicato all'incendio alla Triangle ed alla strage di via Roma, è tornata sul tema del lavoro sommerso, un'autentica piaga non solo per questo territorio. Dopo il crollo della palazzina tanti sono stati i controlli a Barletta, decine di aziende di buona volontà sono uscite dal sommerso, alcune imprese hanno dato vita ad un consorzio con servizi di sostegno alle lavoratrici ed ai lavoratori che ci lavoreranno. A questo punto mi chiedo, il 'Jobs act', invece, cosa fa per attenuare o debellare il fenomeno del nero? Secondo me, nulla. E questo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti altro non è che, come dice la nostra segretaria generale Camusso, un contratto a monetizzazione crescente».