Quaresima, l’attesa della risurrezione vissuta “Senza Sbarre”. <span>Foto Riccardo Di Pietro</span>
Quaresima, l’attesa della risurrezione vissuta “Senza Sbarre”. Foto Riccardo Di Pietro
Religioni

Quaresima, l’attesa della risurrezione vissuta “Senza Sbarre”

L'importanza del riscatto e le riflessioni degli affidati alla comunità della “Masseria San Vittore”

Con la Settimana Santa entriamo nel cuore del mistero cristiano, che svela il senso della vita, della sofferenza e della stessa morte.
Quaresima è tempo di penitenza per una sincera e autentica conversione nella fede, nella speranza e nella carità.
Vi entriamo sui passi di Gesù, avvolti da un amore donato fino in fondo. Vi entriamo consapevoli che, dalla sua morte e risurrezione, fioriscono per tutti – anche in un tempo difficile come il nostro; la salvezza, la speranza e la pace.

Alcuni ragazzi detenuti, affidati al progetto Diocesano " Senza Sbarre", ci hanno raccontato storie intessute di ricordi, di nostalgia, di sentimenti profondi, di dolore nascosto e taciuto, ma anche storie intrise di fede, di speranza e di un grande desiderio di riscatto. Si è perso molto tempo rovinando se stessi e gli altri, questo è un momento opportuno per iniziare un cammino.
Il carcere per loro è luogo di sofferenza e di penitenza ma anche tempo di grazia dove si sperimenta ogni giorno la presenza e la misericordia di Dio per gli esclusi e i bisognosi.
Stando accanto a questi nostri fratelli è comprensibile intuire che il tempo trascorso in carcere è un tempo di penitenza che per molti di loro, nella fede, diventa sofferenza offerta alla misericordia di Dio per le persone che amano: genitori, mogli, mariti, figli, amici.

Don Riccardo Agresti, responsabile del progetto diocesano "Senza Sbarre", ci ha chiarito che la Settimana Santa è la settimana centrale di tutto l'anno liturgico, il cuore della rivoluzione che il Signore porta all'interno del cuore umano. L'incarnazione del Figlio che è espressione della misericordia del Padre, con la Risurrezione abbiamo un punto certo che il Signore ci instrada in un percorso di bene.
"Possiamo dire ben poca cosa se non orientiamo tutti all'incontro con Gesù e quindi far sperimentare come il Signore da innocente ci offre l'amore ricevendo in cambio la condanna. La lavanda dei piedi è lasciarsi lavare dal Signore che si fa umile e viene in mezzo a noi. Teniamo a mente l'immagine delle Palme e dell'asina, il Signore si fa cavalcare dall'umiltà, questa è una comunità dove ci si fa cavalcare dai fragili, da tutte queste persone che hanno sbagliato e sono acclarati davanti agli uomini, noi dobbiamo far vivere loro tutti i momenti liturgici dalle Palme fino al momento della Cena in cui il Signore istituisce anche dei doni importantissimi come l'Eucarestia, il sacrificio che Lui offre per l'intera umanità istituisce anche
il dono del sacerdozio la presenza di questi uomini che in continuazione ringraziano il Signore per i doni non ricevuti per meriti ed in ultimo la carità, cioè il servizio, far sperimentare il riscatto, una persona che ha fatto tanto danno, tanto male nel confronto della comunità fargli percepire che la collettività sta lì in attesa per accoglierli però con la convinzione che bisogna liberarsi dall'autosufficienza o dal percorrere un cammino senza gli altri. Stiamo in un periodo sinodale in cui porteremo la nostra comunità al momento della processione dei Santi Misteri , la gente deve sperimentare che non si può camminare da soli abbiamo bisogno di quel fatidico -noi-".Così ha concluso Don Riccardo.

Per i laici il progetto "Senza Sbarre" è luogo del cenacolo dove si sperimenta l'accoglienza di chi ha sbagliato attraverso il lavoro, il riscatto e la riconciliazione. E' importante ascoltare anche chi nella vita sociale si sta mettendo in discussione proponendo a tanti imprenditori che la strada del porgere, la via più facile a chi nella società è malavitoso significa essere collusi. L'imprenditore Felice Gemiti fa una riflessione sull'importanza della Settimana Santa all'interno del progetto "Senza Sbarre" : È fondamentale sia per lo sviluppo sia del territorio ed anche per lo sviluppo dell'imprenditore stesso che può crescere nella legalità, questo è un esempio di quello in cui crediamo e quello che noi vogliamo trasmettere ai giovani che hanno avuto la disavventura di intraprendere una strada diversa da quella che abbiamo intrapreso noi e insegnare loro che c'è sempre tempo per riscattarsi e ricominciare, l'importante è crederci.



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  • Diocesi di Andria
  • don riccardo agresti
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